L’INTERVISTA ANGELO SCOLA «Ai divorziati niente comunione Credo che il Papa deciderà così»
Il cardinale: necessaria la fedeltà alla dottrina Salvini? La paura è una cattiva consigliera
Il gesto Le mani dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola e quelle di papa Francesco durante un loro incontro del marzo 2013 esperienza latino-americana, che ha dietro una cultura e una teologia sulla quale come minimo noi europei non eravamo adeguatamente informati, il Papa pone l’accento su aspetti che noi forse eravamo abituati ad affrontare con una modalità un po’ più “seduta”, un po’ più borghese».
Lei ha detto che la Chiesa è stata lenta nell’aprirsi agli omosessuali. Ruini le ha risposto che l’ondata libertaria refluirà, com’è accaduto con l’ondata marxista. È d’accordo?
«Vent’anni fa scrissi che la rivoluzione sessuale avrebbe messo alla prova la proposta cristiana forse più della rivoluzione marxista. Ora questo si sta verificando. Ci potrà essere un riflusso, se ne vede già qualche segnale, per esempio negli Usa sono sorte associazioni di giovani che scelgono di arrivare vergini al matrimonio. E c’è una realtà di base, nelle nostre terre ancora rilevante, che vede la fedeltà alla famiglia in termini sempre più consapevoli e si dispone a stili di fraternità, all’ospitalità, all’affido, all’adozione. Condivido con il cardinale Ruini l’idea che l’opinione pubblica non coincide affatto con l’opinione mediatica. Ma la strada giusta è la strada del pagare di persona. Noi, nel rispetto delle procedure della società plurale, non possiamo esonerarci dal prendere posizione pubblica e quindi dal proporre leggi che riteniamo le migliori. Oggi il rischio più grave è distruggere la filiazione attraverso l’utero in affitto, che significa Il problema pedagogico Come facciamo a dire a due giovani che si sposano che la loro scelta è indissolubile se sanno che comunque ci sarà sempre una via d’uscita? L’utero in affitto Oggi il rischio più grave è distruggere la filiazione attraverso l’utero in affitto, che significa mettere al mondo figli orfani di genitori viventi mettere al mondo figli orfani di genitori viventi, con l’enorme carico di problemi che questo sta già producendo».
Quindi secondo lei ha ancora senso parlare di valori non negoziabili? Lei sa che il Papa non si riconosce in questa espressione.
«Non vorrei sembrare presuntuoso, ma io non l’ho mai usata. Ho sempre parlato di principi irrinunciabili. In ogni caso con l’espressione “non negoziabili” non si voleva dire che non siamo disposti a dialogare con tutti; ma ci sono appunto dei principi per noi irrinunciabili, come l’ossigeno per la vita. Sono convinto che in una società plurale sia necessaria l’operazione di cui parla Ratzinger nel suo dialogo con Habermas. Io pongo integralmente la mia visione dentro una società che registra la presenza di soggetti con visioni diverse, e perseguo con costanza il confronto. Ma a certi principi non posso rinunciare: se la mia posizione non sarà accolta farò ricorso all’obiezione di coscienza». A quali punti si riferisce? «Dobbiamo deciderci a pensare in unità la terna diritti, doveri, leggi. Non si possono fare leggi eque senza fare riferimento a diritti e doveri presi insieme. Oggi la terna non è presentata unitariamente. Ogni inclinazione soggettiva pretende di essere addirittura un diritto fondamentale. Proprio mentre si invoca la massima libertà, si costruisce una maglia sempre più stretta di leggi che la riducono».
Siamo alla vigilia del suo discorso di sant’Ambrogio. Milano oggi vive il degrado delle periferie e la rivolta sociale.
«Mi rifarò alla tesi di Papa Francesco sulla “mega-city” di Buenos Aires. La forza di Buenos Aires — dice il Papa — è il suo essere un poliedro: tutte le facce magari sono diseguali, ma il poliedro solidamente resta uno. Milano non è una “mega-city” ma ormai è una metropoli, in cui certe zone di quartieri periferici sono diventate un concentrato di emarginazione molto grave. I miei parroci e la Caritas dicono che in quelle situazioni ormai solo il 20-25% della popolazione è costituito da persone stabili con un reddito sicuro. Non c’è più un soggetto in grado di contenere i fenomeni di occupazione di case, di senzatetto, di rom, di piccola o grande malavita. Paradossalmente da noi il problema può diventare meno dominabile rispetto agli slums o alle favelas o alle villas miserias, proprio perché i fenomeni emarginativi a Milano sono diffusi a macchia di leopardo. Sono appena stato a Baggio e a Forlanini e ho visto schiere di palazzoni in cui questi problemi sono esplosivi, ma al Corvetto ne trovi degli altri, a Quarto Oggiaro altri ancora; con il paradosso scandaloso che ci sono case senza abitanti e abitanti senza casa».
Che impressione le fa Salvini alleato a Marine Le Pen?
«Mi pare che abbia ora un progetto nazionale, quindi bisogna capire quali sono le istanze profonde da cui parte la sua proposta. Tra la nostra gente la paura è grande, e sarebbe astratto ritenere che il fenomeno migratorio, con il rapido incrocio di stili di vita così fortemente diversi, non incrementi la paura. Ma la paura è cattiva consigliera: bisogna ascoltarla fino in fondo, e dare le ragioni per superarla. Se invece la paura viene cavalcata diventa rabbia, e la rabbia è il terreno fertile per l’ideologia, la rabbia può diventare violenza o rassegnazione narcisistica. Questo vale per tutti, compresi noi cristiani».