Corriere della Sera

Studiare la realtà per riformarla La lunga sfida del Centro Einaudi

- Di Antonio Carioti

Ha denunciato in anticipo la deriva particolar­ista e clientelar­e del nostro Welfare. Ha diffuso in Italia le idee di autori liberali (ma del più vario orientamen­to), come Friedrich von Hayek, John Rawls, Daniel Bell, Raymond Boudon, Gordon Tullock. Adesso esplora le nuove frontiere della bioetica e dei diritti legati alle tecnologie digitali. Si può ben dire che il Centro di ricerca «Luigi Einaudi» di Torino ha cinquant’anni, che celebra domani al Teatro Regio della città piemontese, ma non li dimostra.

«Tutto cominciò grazie all’impegno di Fulvio Guerrini, un imprendito­re che voleva tenere viva la lezione di Luigi Einaudi», ricorda Salvatore Carrubba, attuale presidente del Centro. «La sfida — continua — era applicare il motto einaudiano “conoscere per deliberare”. Adottare le idee liberali come chiave di lettura più efficace della realtà, svolgendo ricerche a tutto campo sui più vari temi economici e sociali».

A mezzo secolo di distanza, la scommessa appare vinta, ma solo in parte, come osserva Maurizio Ferrera, condiretto­re della rivista «Biblioteca della libertà», oggi liberament­e accessibil­e online, che è il prodotto più longevo del think tank. «Per molti anni il Centro Einaudi è stato una cittadella assediata, mentre oggi tutti a parole si dicono liberali, ma risulta ben difficile cambiare i vecchi istituti, specialmen­te in materia di protezione sociale o di tutela del lavoro. Non appena si cerca di toccarli, la reazione è molto aspra».

Il problema è ben presente anche allo storico Umberto Gentiloni, che per i cinquant’anni del Centro ha curato un ebook che ne passa in rassegna l’attività: « È stato svolto un enorme lavoro di ricerca, che non voleva in alcun modo essere puramente accademico. C’era la volontà di suscitare un dialogo tra la cultura e la politica, allo scopo di influenzar­e le scelte pubbliche. Ma di fatto un canale di comunicazi­one stabile con il processo decisional­e non si è mai attivato».

Ciò è avvenuto forse anche perché il Centro Einaudi, animato nel tempo da personalit­à

Denunciò in anticipo le difficoltà del Welfare Mondi digitali e bioetica le frontiere di oggi

come Sergio Ricossa, Piero Ostellino (attuale presidente onorario), Giovanna Zincone, Mario Deaglio, Giuliano Urbani, Valerio Zanone, ha sempre difeso la sua indipenden­za da ogni soggetto esterno: «Viviamo grazie al contributo dei soci — sottolinea Carrubba — e ai fondi che riceviamo per le nostre ricerche: non solo gli storici rapporti annuali sul risparmio nel nostro Paese (giunto alla XX edizione) e sulla globalizza­zione e l’Italia (ora alla XIX), ma anche lavori di altro genere, per esempio sulla riforma del Welfare o sulla condizione delle aree urbane di Torino, Roma e Napoli».

Quest’ultimo rapporto porta il nome di Giorgio Rota, brillante economista del Centro, scomparso prematuram­ente nel 1984 a soli quarant’anni. «Era un grande talento — nota Gentiloni — e oggi è quasi dimenticat­o. Ma restano illuminant­i

Il maestro

Luigi Einaudi (1874-1961) economista e capo dello Stato dal 1948 al 1955. A lato un disegno di Roberto Pirola sul Welfare le sue riflession­i sull’inflazione, sul controllo della spesa pubblica, sul rapporto tra meccanismi di sviluppo e caratteris­tiche del territorio».

Un altro tema su cui il Centro Einaudi si è collocato all’avanguardi­a è la sanità: «All’inizio degli anni Ottanta — ricorda Ferrera — io e Giovanna Zincone curammo una ricerca da cui emergevano i difetti della riforma varata nel 1978: l’insostenib­ilità finanziari­a di una tutela universali­stica senza alcun filtro e la politicizz­azione degli organismi gestionali. Cerchiamo di giocare d’anticipo anche oggi, esplorando temi nuovi: penso ai cosiddetti “diritti aletici” (dal greco aletheia: rivelazion­e, verità) da cui discende la necessità di garantire trasparenz­a a decisioni politiche che spesso si mascherano dietro il paravento della tecnicità».

@A_Carioti

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