Studiare la realtà per riformarla La lunga sfida del Centro Einaudi
Ha denunciato in anticipo la deriva particolarista e clientelare del nostro Welfare. Ha diffuso in Italia le idee di autori liberali (ma del più vario orientamento), come Friedrich von Hayek, John Rawls, Daniel Bell, Raymond Boudon, Gordon Tullock. Adesso esplora le nuove frontiere della bioetica e dei diritti legati alle tecnologie digitali. Si può ben dire che il Centro di ricerca «Luigi Einaudi» di Torino ha cinquant’anni, che celebra domani al Teatro Regio della città piemontese, ma non li dimostra.
«Tutto cominciò grazie all’impegno di Fulvio Guerrini, un imprenditore che voleva tenere viva la lezione di Luigi Einaudi», ricorda Salvatore Carrubba, attuale presidente del Centro. «La sfida — continua — era applicare il motto einaudiano “conoscere per deliberare”. Adottare le idee liberali come chiave di lettura più efficace della realtà, svolgendo ricerche a tutto campo sui più vari temi economici e sociali».
A mezzo secolo di distanza, la scommessa appare vinta, ma solo in parte, come osserva Maurizio Ferrera, condirettore della rivista «Biblioteca della libertà», oggi liberamente accessibile online, che è il prodotto più longevo del think tank. «Per molti anni il Centro Einaudi è stato una cittadella assediata, mentre oggi tutti a parole si dicono liberali, ma risulta ben difficile cambiare i vecchi istituti, specialmente in materia di protezione sociale o di tutela del lavoro. Non appena si cerca di toccarli, la reazione è molto aspra».
Il problema è ben presente anche allo storico Umberto Gentiloni, che per i cinquant’anni del Centro ha curato un ebook che ne passa in rassegna l’attività: « È stato svolto un enorme lavoro di ricerca, che non voleva in alcun modo essere puramente accademico. C’era la volontà di suscitare un dialogo tra la cultura e la politica, allo scopo di influenzare le scelte pubbliche. Ma di fatto un canale di comunicazione stabile con il processo decisionale non si è mai attivato».
Ciò è avvenuto forse anche perché il Centro Einaudi, animato nel tempo da personalità
Denunciò in anticipo le difficoltà del Welfare Mondi digitali e bioetica le frontiere di oggi
come Sergio Ricossa, Piero Ostellino (attuale presidente onorario), Giovanna Zincone, Mario Deaglio, Giuliano Urbani, Valerio Zanone, ha sempre difeso la sua indipendenza da ogni soggetto esterno: «Viviamo grazie al contributo dei soci — sottolinea Carrubba — e ai fondi che riceviamo per le nostre ricerche: non solo gli storici rapporti annuali sul risparmio nel nostro Paese (giunto alla XX edizione) e sulla globalizzazione e l’Italia (ora alla XIX), ma anche lavori di altro genere, per esempio sulla riforma del Welfare o sulla condizione delle aree urbane di Torino, Roma e Napoli».
Quest’ultimo rapporto porta il nome di Giorgio Rota, brillante economista del Centro, scomparso prematuramente nel 1984 a soli quarant’anni. «Era un grande talento — nota Gentiloni — e oggi è quasi dimenticato. Ma restano illuminanti
Il maestro
Luigi Einaudi (1874-1961) economista e capo dello Stato dal 1948 al 1955. A lato un disegno di Roberto Pirola sul Welfare le sue riflessioni sull’inflazione, sul controllo della spesa pubblica, sul rapporto tra meccanismi di sviluppo e caratteristiche del territorio».
Un altro tema su cui il Centro Einaudi si è collocato all’avanguardia è la sanità: «All’inizio degli anni Ottanta — ricorda Ferrera — io e Giovanna Zincone curammo una ricerca da cui emergevano i difetti della riforma varata nel 1978: l’insostenibilità finanziaria di una tutela universalistica senza alcun filtro e la politicizzazione degli organismi gestionali. Cerchiamo di giocare d’anticipo anche oggi, esplorando temi nuovi: penso ai cosiddetti “diritti aletici” (dal greco aletheia: rivelazione, verità) da cui discende la necessità di garantire trasparenza a decisioni politiche che spesso si mascherano dietro il paravento della tecnicità».
@A_Carioti