Corriere della Sera

Più consensi per Mattarella presidente

L’appello del premier ai partiti. Centristi verso il sì: ma sulle riforme si cambia. Forza Italia: scheda bianca

- di Monica Guerzoni e Dino Martirano

Si amplia la maggioranz­a che dovrebbe portare Sergio Mattarella al Colle. Prima la grande trattativa, gli ultimatum, l’incubo dei numeri e dei franchi tiratori. Poi l’appello rivolto da Renzi ai partiti: eleggiamo un galantuomo. Il giudice costituzio­nale già a fine mattina potrebbe essere eletto capo dello Stato e succedere così a Giorgio Napolitano.

Lo scrutinio. Dopo le parole del presidente del Consiglio, l’opposizion­e rinuncia al muro contro muro. Forza Italia annuncia l’intenzione di entrare oggi in Aula per il quarto scrutinio e consegnare in bianco le schede. I centristi verso il sì: ma sulle riforme si cambia.

Il quorum. Oggi si comincia a votare alle 9.30: al quarto scrutinio il quorum si abbassa a 505 voti, e cioè la maggioranz­a assoluta (la metà più uno) dell’assemblea ( nella foto Renzi e Mattarella insieme in un’immagine del 5 giugno 2014).

I vertici, gli ultimatum, l’incubo dei numeri e lo spettro dei franchi tiratori. Poi il lavoro frenetico dei mediatori e l’appello di Renzi ai partiti perché eleggano «il galantuomo Mattarella». Parole che inducono Alfano a dire di sì, anche se Area popolare resta lacerata tra falchi e colombe, e convincono Berlusconi a rinunciare alla tentazione dell’Aventino e scegliere la scheda bianca, consentend­o però ad Alfano di votare sì. Se i calcoli di Palazzo Chigi si rivelerann­o giusti all’ora di pranzo il giudice costituzio­nale sarà eletto dodicesimo presidente della Repubblica italiana. I voti blindati sarebbero circa 570, ma potrebbero lievitare a quota 620.

Ore 10

La profezia di Fioroni

«Stiamo lavorando sul Ncd, ormai è fatta — sospira l’ex dc Fioroni — Manca solo il sì ufficiale». I tormenti di Alfano, però, terranno banco per tutta la giornata. Ma un’altra profezia la fa Palese che tifa per Fitto e conferma la scheda bianca dei ribelli: «Il numero magico di Mattarella è 520». Quando è in corso la seconda chiama, il capogruppo azzurro Brunetta sussurra a Minzolini: «Dobbiamo dire che con Mattarella si va subito alle elezioni con il Consultell­um». Il tam tam forzista monta. Il verdiniano Parisi invita su Facebook a sabotare la riforma costituzio­nale RenziBosch­i: «Sabato mattina invece di votare si può andare al mercatino dell’usato oppure preparare i subemendam­enti per la proposta di legge 2613».

Ore 11.30

FI: riforme addio

La minaccia di Berlusconi di rompere genera rabbia nelle truppe pd: «Se vogliono, ci inchiodano con un mucchio di subemendam­enti», ammette il relatore Fiano. ll ministro Boschi rassicura i suoi. Arpiona la collega Morani e la trascina alla buvette: «Ricuciremo con Forza Italia sulle riforme e meglio ancora sarebbe ricucire anche su Mattarella».

Ore 13

Allarme schede

Il vicesegret­ario Guerini è meno diplomatic­o: «Chi si sfila lo deve fare davanti al Paese». È l’una, seconda fumata nera. Il problema sono le 531 schede bianche, calate di numero e sproporzio­nate rispetto ai voti dispersi. Imposimato è in testa con 123 voti grillini. Chi si vuole far riconoscer­e (i 14 popolari di Mario Mauro che votano Albertini, i 23 ex grillini pro Rodotà, i socialisti per la Bonino e quelli di Sel per la Castellina) rispetta le indicazion­i del gruppo. Anzi, Mauro (Popolari per l’Italia) telefona pure a Renzi per annunciare che i suoi 13 voti al terzo scrutinio andranno a Mattarella. Lo stesso vorrebbe fare il socialista Buemi («Votiamo subito per Mattarella») ma il sottosegre­tario Lotti chiede al leader Nencini di aspettare.

Il blocco di maggioranz­a perde pezzi? E se Forza Italia oggi non entrasse in aula? «Speriamo che nessuno si sottragga al dovere di votare per il capo dello Stato», avverte la presidente Boldrini. Il risultato del secondo scrutinio è un algoritmo incomprens­ibile.

Ore 13.30

Caccia al siciliano

A Palazzo Chigi scatta l’allarme e parte la caccia al sicilian-democristi­ano. Gli Ncd Gualdani e Pagano hanno totalizzat­o 17 preferenze, il segnale che tanti conterrane­i vogliono Mattarella. Il veterano D’Antoni, accorso (come Castagnett­i) a dare una mano a Renzi, respira nell’aria « un sentimento di identità siciliana». L’ordine dei vertici del Pd è stanarli tutti, al centro e pure a destra. Un senatore di Gal ha preparato un listone di «amici» e prova a consegnarl­o a Renzi attraverso Lotti, perché li contatti al cellulare. Ma forse neppure servirà, perché i siciliani di Ncd (e anche di FI) bersaglian­o di telefonate Mattarella: «Sergio, io ti voto».

Ignazio La Russa è di Paternò e non ha dimenticat­o quanto Tatarella fosse amico di Mattarella: «Mai dire mai». Rosy Bindi, imitando la voce dell’onorevole di Fratelli d’Italia: «Ha detto La Russa che, se a Sergio mancherà un voto, lui glielo darà». La presidente dell’Antimafia è convinta che ne arriverann­o tanti, da tutti i partiti: «Mi sto muovendo per Sergio, certo. Formigoni però non lo cerco».

Ore 14

I «nemici»

Formigoni è nervoso, deve aver saputo anche lui che gli amici di Mattarella lo chiamano «il killer», sospettano che stia brigando per sottrargli voti

sull’onda di un presunto «odio ciellino». Anche Casini è nel mirino. I renziani giurano che l’Udc lavora per frenare la corsa di Mattarella. «A Pier — rivela Della Vedova, che porta in dote i 32 sì di Scelta Civica — ho detto “è assurdo che io voti Mattarella e tu no!». E lui? «Si è messo a ridere».

Ore 16

L’incontro

Presente Minniti, Renzi avverte il leader Ncd: «Un ministro dell’Interno non può non votare il capo dello Stato. Si creerebbe un problema di rapporti tra Quirinale e Viminale».

La terza votazione è ancora in corso quando il premier incontra nella sala del governo Napolitano. Per scongiurar­e il patatrac media anche il presidente emerito e chiama al telefono Alfano. Poi ci prova Lotti. Il ministro Boschi esce dalla riunione dei vertici pd e incrocia Paolo Romani: «Maria Elena, la smetti di tentare i nostri? Lo so che ti sei chiusa in una stanza con 16 grandi elettori». La plenipoten­ziaria delle riforme sta al gioco e tesse la tela: «Vostri? Erano dell’Ncd. Io lavoro per una maggioranz­a ampia». Il siparietto è così affettuoso che Giovanni Toti, braccio destro di Berlusconi, quasi si imbarazza: «Se continua così ci ritroviamo al Nazareno».

Ore 18

A palazzo Giustinian­i

Reduce dall’incontro con Alfano-Letta-Verdini a palazzo Giustinian­i, in Transatlan­tico riappare Casini e prende sottobracc­io due del centrodest­ra: «Fatemi riportare all’ovile queste pecorelle smarrite». Una è Minzolini, l’altra Saverio Romano, che poco prima aveva scandito: «Casini fa campagna contro. Non ha capito che se Mattarella salta non ci va lui al Quirinale, ci va Cantone». Nel Pd parte il pressing sui grillini dialoganti perché convincano Grillo a testare Mattarella sul web. Il pallottoli­ere rulla. Il Pd ha in mano 569 voti certi, ma un 10% di franchi tiratori (di cui 40 dem) è «fisiologic­o». Civati mette le mani avanti: «Io i 101 li odio». Orfini ribadisce: «Voteremo compatti». Il sottosegre­tario Bocci è serafico: «Tanti voti arriverann­o dal partito trasversal­e che non vuole le urne». E il bersaniano Fornaro: «La madre dei franchi tiratori è sempre incinta, però Mattarella passa».

Ore 18

Il messaggio

Dopo la terza fumata nera (513 bianche, 27 nulle), arriva l’appello che Alfano aspettava dal premier: «Su Mattarella auspico la più ampia convergenz­a possibile per il bene dell’Italia... È una scelta che interpella tutti i partiti». Alfano vuole di più, chiede di essere riconosciu­to come «perno delle riforme» e fa slittare alle 8 di oggi l’assemblea che darà il via libera. Mentre 11 senatori alfaniani guidati da Torrisi e Pagano dicono che voteranno Mattarella. Anche Casini sembra convinto: «Renzi ha chiarito...».

Ore 24

Il pallottoli­ere di Lotti

Le ultime «veline» della notte dicono che Forza Italia (lealisti e fittiani) tiene il punto con la scheda bianca e che i grillini non voteranno Mattarella. Resta l’incognita sui numeri di Ncd, ma il pallottoli­ere di Lotti prevede che il nuovo presidente verrebbe eletto almeno con 560-570 voti. Alle 9.30 si riparte con il quarto scrutinio, quorum 505. Tra i 1.009 grandi elettori, c’è anche il capo supplente dello Stato, Piero Grasso, che per prassi non partecipa: «L’unico dispiacere è non poterlo votare». Da giovane pm di turno, Grasso incrociò per la prima volta l’attuale giudice costituzio­nale. Era il 6 gennaio del 1980. Il giorno in cui la mafia assassinò suo fratello, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella.

La strategia L’ex ministro Mauro e i socialisti vogliono votare Mattarella fin dalla terza votazione, ma il sottosegre­tario Lotti li ferma Sicilia I parlamenta­ri siciliani di Ncd (ma anche di Forza Italia) bersaglian­o Mattarella di telefonate: «Sergio, io ti voto»

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( LaPresse) La giornata Dall’alto verso il basso: l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a colloquio con la presidente della Camera Laura Boldrini (a destra) e la vicepresid­ente del Senato Valeria Fedeli ( Afp); sotto il senatore di Forza Italia...
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A sinistra un parlamenta­re tiene il conto delle preferenze durante le votazioni di ieri ( Ansa). A fianco: Lorenzo Guerini con il governator­e lombardo Roberto Maroni ( Blow up)
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