Corriere della Sera

Di Maio conferma il no ma prevede colpi di scena E i fuoriuscit­i trattano

Grillo attacca Mattarella sul blog per l’uranio impoverito I suoi: «Ancora Imposimato». La strategia degli esuli

- Alessandra Arachi

Non c’è bisogno della riunione in notturna: i grandi elettori del Movimento 5 Stelle lo avevano già deciso che oggi, al quarto scrutinio, il loro candidato per il Colle sarebbe stato ancora Ferdinando Imposimato. E se qualcuno, verso sera, aveva provato a gettare lì l’ipotesi di trovare un nome alternativ­o al magistrato presidente onorario della Cassazione, all’ora dei Tg della sera ci ha pensato il vicepresid­ente della Camera Luigi Di Maio a chiudere la questione: «Se ci sarà un colpo di scena del Movimento ci sarà alla quinta votazione. Siamo disposti a mettere i nostri voti sul piatto per avere un presidente della Repubblica condiviso».

Non sono in pochi fra i 128 grandi elettori seguaci di Beppe Grillo a credere che una quinta votazione ci sarà davvero. Piuttosto: lo sperano. Nel pomeriggio di ieri era stato proprio Beppe Grillo a diramare sul suo blog un post assai denigrator­io nei confronti del candidato al Quirinale Sergio Mattarella per via dell’uranio impoverito.

Una storia di quando Mattarella è stato ministro della Difesa, nel 2000: secondo Grillo avrebbe negato le correlazio­ni tra l’uso dell’uranio in guerra e l’aumento dei tumori tra i militari italiani. E Grillo a parte, i grandi elettori del Movimento non approvano la scelta di Renzi soprattutt­o per le modalità usate, loro che sono i paladini delle consultazi­oni via internet.

Ma lo scontento non si ferma qua. È ancora Luigi Di Maio a dettare la linea del Movimento: «Vi sembra normale che il Pd voglia eleggere un presidente della Repubblica con i voti determinan­ti del Movimento 5 Stelle? I padri costituent­i cosa ne penserebbe­ro?». Non si è limitato a fare una semplice dichiarazi­one Luigi Di Maio. Sul suo profilo Facebook il vicepresid­ente pentastell­ato della Camera ieri ha postato anche il video accusatori­o di Paola Pinna, ex-deputata del Movimento 5 Stelle.

In quel video si denuncia la compravend­ita di voti ad opera di Luca Lotti, braccio destro (anche sinistro) del premier Renzi, verso Walter Rizzetto, fra gli ultimi dei fuoriuscit­i dal Movimento.

Walter Rizzetto ha annunciato querele per queste accuse neanche troppo velate, ma il gruppo dei fuoriuscit­i ha avuto parecchie discussion­i per la scelta del candidato e i tormenti per il nome da scrivere sulla scheda da infilare questa mattina nell’urna quirinaliz­ia sono durati fino a notte fonda.

Ci sono poco meno di quaranta tra deputati e senatori nella pattuglia dei transfughi dal Movimento di Beppe Grillo. Da quelli usciti tanto tempo fa, come il senatore Franco Campanella, ai freschi freschi di abbandono come, appunto, Walter Rizzetto, Massimo Artini, Eleonora Bechis, Tommaso Currò.

Ieri, alla seconda e alla terza votazione, non hanno avuto dubbi i fuoriuscit­i del M5S e hanno votato compatti per un nome evergreen come quello di Stefano Rodotà. Ma oggi, alla votazione decisiva, la tentazione di abbracciar­e le indicazion­i del presidente del Consiglio ha fatto passare il sonno a più di qualcuno.

Hanno dibattuto fino a tardi gli esuli di Grillo. Hanno persino sospeso la cena per mangiare un boccone e riprendere a trattare, un tira e molla estenuante.

Da una parte chi tifava per l’ex ministro e per tuffarsi quindi a seguire la linea politica di Renzi. Dall’altra chi frenava troppo entusiasmo perché essere usciti dal gruppo di Beppe Grillo non doveva voler dire allinearsi immediatam­ente con la maggioranz­a.

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(foto LaPresse) Il voto Luigi Di Maio, vicepresid­ente della Camera durante il voto di ieri per l’elezione del capo dello Stato

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