Il bottiglia-gate: così Sara inguaia Bibi
La First lady israeliana mandava lo staff a restituire i vuoti per intascare 10 centesimi
Romney come di una disgrazia ambulante. Definendo la sua candidatura «una calamità», Murdoch interpretava i timori del gruppo dirigente del partito: due forti candidati moderati che si dissanguano in un corpo a corpo aprendo la strada a un candidato radicale (Rand Paul? Marco Rubio?) sostenuto dai Tea Party e dai 900 milioni di dollari che i miliardari dell’ultra destra, guidati dai fratelli Koch, si propongono di spendere nel corso della campagna elettorale.
Romney aveva capito e una settimana fa ha incontrato Jeb Bush per cercare un accordo, ma il confronto è andato male. Giovedì, poi, l’ultima mazzata: Dave Kochel, il consigliere che era stato con lui nel 2008 e nel 2012, l’uomo che gli aveva aperto segnassero i 10 centesimi del deposito per ognuna.
Il problema è che quelle bevande erano state acquistate con il budget a disposizione del premier per l’incarico, in sostanza con i soldi dei contribuenti israeliani che fra un mese e mezzo devono andare a votare e decidere se Netanyahu sia meritevole di un quarto mandato al potere. E che già si erano indignati quando un paio di anni fa una studentessa lo aveva costretto a rendere pubblica la lista delle spese di famiglia, compresi 2 mila euro l’anno per 14 chili di gelato (gusti preferiti: pistacchio e vaniglia).
E’ allora — dopo le manifestazioni di protesta, anche davanti alla villa a Cesarea dei Netanyahu — che Joseph Shapira, il controllore dello Stato, ha deciso di analizzare i conti della casa più importante del Paese. Il dossier adesso è pronto ma l’avvocato del primo ministro ha chiesto di rinviare la pubblicazione, di non diffonderlo prima del voto perché — spiega chi l’ha letto — potrebbe danneggiare Netanyahu.
La polizia potrebbe decidere di interrogare Sara: con i vuoti a rendere avrebbe intascato soldi pubblici (anche se sono 4 mila shekel, quasi 900 euro) e il procuratore generale dello Stato sta valutando se aprire un’inchiesta.
Gli investigatori non hanno bisogno di cercare conferme al racconto dei dipendenti: l’ufficio del primo ministro ha spiegato che nel maggio del 2013 i Netanyahu hanno versato
In tribunale I Netanyahu «perseguitati» dalle cause degli ex dipendenti
(«di loro spontanea volontà») l’ammontare calcolato sul consumo di bottiglie a partire dal 2009, quando Bibi (come lo chiamano tutti in Israele) è ridiventato primo ministro. Secondo Meni Naftali il conto sarebbe molto più alto e il pericolo per Netanyahu è che gli elettori gli chiedano di pagarlo il 17 marzo.
@dafrattini Il tempo che manca alle elezioni in Israele, dopo la crisi nella coalizione di governo