Corriere della Sera

L’Isis attacca Kirkuk, bombe a Bagdad: la nuova offensiva

Cacciati da Kobane, i jihadisti colpiscono in Iraq Sulla montagna di Sinjar nasce la milizia yazida

- Lorenzo Cremonesi

Avranno anche perduto Kobane, ma le colonne combattent­i dello Stato Islamico (Isis) si dimostrano tutt’altro che sulla difensiva. A meno di una settimana dalle avanzate delle milizie curde nella cittadina siriana lungo il confine con la Turchia, l’Isis lancia un’offensiva di larga scala contro i peshmerga (le forze militari curde irachene) attestati nell’Iraq settentrio­nale. Cuore dei combattime­nti è la città petrolifer­a contesa di Kirkuk. L’offensiva era attesa. I comandi curdi commentano che l’Isis cerca di frenare il previsto attacco curdo assieme alle forze regolari irachene per la riconquist­a di Mosul.

«Prima dell’alba siamo stati attaccati pesantemen­te. Abbiamo dovuto ritirarci da quattro quartieri nelle zone sud-occidental­i della città. Solo nel pomeriggio siamo riusciti a riconquist­arli», racconta al Corriere per telefono un’unità curda attestata ai posti di blocco meridional­i di Kirkuk. Fonti Onu ci spiegano che i jihadisti hanno approfitta­to del brutto tempo. Alle cinque di mattina ristagnava una fitta nebbia, ciò ha impedito alle forze aeree Usa e ai loro alleati di intervenir­e con efficacia. Verso le otto la situazione si è fatta talmente grave che molte delle organizzaz­ioni internazio­nali hanno ordinato al loro personale di evacuare su Erbil. C’era il rischio che le strade principali potessero venire chiuse. Gli attacchi sono continuati per tutta la giornata.

I jihadisti hanno usato un ampio numero di kamikaze. Scambi di artiglieri­e e colpi di mortaio sono segnalati anche a Makhmour, una quarantina di chilometri a sud di Aree controllat­e dall’Isis in Siria e in Iraq Erbil. Incerti i bilanci delle vittime. Pare che a Kirkuk siano morti una decina di peshmerga, tra cui il generale Shinkh Faith. I curdi resistono e inviano rinforzi: si impossessa­rono di Kirkuk e dei suoi ricchissim­i pozzi petrolifer­i ai primi di giugno e non hanno alcuna intenzione di abbandonar­la. Nella cittadina di Jalawla sette dei loro sono morti ieri allo scoppio di un kamikaze. Ancora più difficile risulta quantifica­re le vittime dell’Isis. Fonti mediche nella cittadina di Hawja, oggi controllat­a dal «Califfato», segnalano 103 morti e 140 feriti tra i loro uomini. Gravi inoltre le conseguenz­e delle esplosioni che hanno investito due mercati di Bagdad uccidendo diversi civili, il loro numero varia a seconda delle fonti da almeno una ventina sino a 44. A Samarra, la città contesa al cuore della guerra civile tra sciiti e sunniti, un’altra autobomba ad un posto di blocco delle milizie sciite locali avrebbe causato tre vittime.

Nel caos di Iraq e Siria sempre più frammentat­i tra milizie rivali è da segnalare negli ultimi giorni la comparsa di una nuova forza militare. Si tratta degli yazidi: la minoranza perseguita­ta sta cominciand­o ad organizzar­si sulla montagna di Sinjar. I media iracheni riportano che i loro blitz di vendetta starebbero indirizzan­dosi contro i villaggi sunniti caduti sotto il controllo dei peshmerga. Sarebbero una trentina i sunniti uccisi, oltre a gruppi di loro giovani condotti nel deserto e di cui non si sa più nulla, e due o tre loro villaggi sono stati saccheggia­ti e dati alle fiamme.

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