Dimesso uno dei ragazzi sfregiati con l’acido
Tre mesi passati su un letto del Niguarda, reparto Grandi ustionati, tra atroci sofferenze e decine di operazioni di chirurgia plastica e ricostruttiva. Ma le condizioni di Stefano S., 25 anni, dimesso soltanto ora da quando, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, un getto di acido gli ha sfregiato il volto, restano ancora drammatiche. Un occhio cieco, per l’altro qualche speranza, piaghe irrimediabili su tutto il volto. Ieri lo studente della Bicocca ha nominato due legali, Andrea Orabona e Benedetta Maggioni, in contatto con la pm responsabile del fascicolo Cecilia Vassena, e con gli inquirenti al lavoro per i due successivi agguati con acido muriatico. Quello del 28 dicembre contro Pietro Barbini, per cui sono a processo la studentessa Martina Levato e il suo amante Alexander Boettcher, e quello del 15 novembre ai danni di Giuliano C., per cui i sospettati sono gli stessi. Al vaglio sono i collegamenti tra i tre casi. L’arma, il terribile acido; l’età e la bellezza delle vittime. Amici in comune e stessi locali frequentati, Divina e The Club. Nel caso di Stefano, a differenza degli altri, nessuna telefonata né appuntamenti trappola. L’aggressore o gli aggressori hanno colpito davanti alla sua villetta, in via Quarto Cagnino. Era sceso dalla propria auto quando «un ragazzo robusto, più basso di lui, nascosto da cappuccio e sciarpa, con fisionomia compatibile a quella di Alex Boettcher» gli ha scagliato l’acido. Nessun testimone, solo un’auto bianca notata poco prima dell’agguato. Le urla a squarciagola, il padre che immediatamente accorre, il ricovero al Grandi ustionati del Niguarda. A pochi letti da Pietro, lì dal 28 dicembre e in condizioni sempre drammatiche.