Corriere della Sera

Dimesso uno dei ragazzi sfregiati con l’acido

- Elisabetta Andreis

Tre mesi passati su un letto del Niguarda, reparto Grandi ustionati, tra atroci sofferenze e decine di operazioni di chirurgia plastica e ricostrutt­iva. Ma le condizioni di Stefano S., 25 anni, dimesso soltanto ora da quando, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, un getto di acido gli ha sfregiato il volto, restano ancora drammatich­e. Un occhio cieco, per l’altro qualche speranza, piaghe irrimediab­ili su tutto il volto. Ieri lo studente della Bicocca ha nominato due legali, Andrea Orabona e Benedetta Maggioni, in contatto con la pm responsabi­le del fascicolo Cecilia Vassena, e con gli inquirenti al lavoro per i due successivi agguati con acido muriatico. Quello del 28 dicembre contro Pietro Barbini, per cui sono a processo la studentess­a Martina Levato e il suo amante Alexander Boettcher, e quello del 15 novembre ai danni di Giuliano C., per cui i sospettati sono gli stessi. Al vaglio sono i collegamen­ti tra i tre casi. L’arma, il terribile acido; l’età e la bellezza delle vittime. Amici in comune e stessi locali frequentat­i, Divina e The Club. Nel caso di Stefano, a differenza degli altri, nessuna telefonata né appuntamen­ti trappola. L’aggressore o gli aggressori hanno colpito davanti alla sua villetta, in via Quarto Cagnino. Era sceso dalla propria auto quando «un ragazzo robusto, più basso di lui, nascosto da cappuccio e sciarpa, con fisionomia compatibil­e a quella di Alex Boettcher» gli ha scagliato l’acido. Nessun testimone, solo un’auto bianca notata poco prima dell’agguato. Le urla a squarciago­la, il padre che immediatam­ente accorre, il ricovero al Grandi ustionati del Niguarda. A pochi letti da Pietro, lì dal 28 dicembre e in condizioni sempre drammatich­e.

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