Corriere della Sera

La sorpresa dei pulcini: contano come gli uomini

Ordinano le grandezze in modo crescente da sinistra a destra. «È uno schema innato»

- Di Massimo Piattelli Palmarini

più di ogni altra nella storia del pianeta Terra. Ha venduto quasi 10 iPhone 6 al secondo, notte e giorno, per tutto il trimestre. E soprattutt­o, ha più che doppiato Microsoft in valore: 683 miliardi di dollari a 338.

Per molti versi, quanto accaduto è «figlio» di Jobs. Ma da quando è al timone, il timido Cook ha convinto chiunque diceva che non sarebbe riuscito a ripetere le magie del cofondator­e di Apple. Cinquantaq­uattro anni, amante della forma fisica e della privacy (quando, il 29 ottobre 2014, rivelò di essere gay, lo fece «solo per mettere un mattone lungo il sentiero della giustizia, un sentiero che costruiamo insieme»), Cook ha modi meno abrasivi di quelli di Jobs. Si arrabbia, ma senza sfuriate e per motivi che molti imprendito­ri riterrebbe­ro futili: quando un azionista gli consigliò

Viene proiettato su uno schermo di calcolator­e il numero, poniamo, 67. Vi viene detto che sarà il numero di riferiment­o. Poi sparisce e vengono proiettati via via, uno alla volta, altri numeri, alcuni più grandi (poniamo 71) e alcuni più piccoli (poniamo 55). Ebbene, avete un pulsante in ciascuna mano e dovete, il più rapidament­e possibile, premere il pulsante sinistro se il numero è più piccolo, invece il pulsante destro se è più grande. Anni fa il neuro-cognitivis­ta francese Stanislas Dehaene ha mostrato che questo compito è assai più facile che non l’inverso, cioè premere il pulsante destro se il numero è (si noti bene) più piccolo, quello sinistro se è (si noti ancora bene) più grande. Questo si inverte per i parlanti dell’arabo, che hanno scrivono da destra a sinistra. Insomma, proiettare mentalment­e i numeri su una linea continua ci viene naturale. Dehaene e collaborat­ori hanno studiato pazienti con specifici danni cerebrali che trovano questi compiti ardui o impossibil­i. Sono pazienti che presentano un tipo particolar­e di discalculi­a.

Finora si poteva sospettare che si trattasse di un condiziona­mento socio-culturale, qualcosa imparato a scuola. Da venerdì possiamo concludere che la corrispond­enza tra numero e spazio con una precisa direzional­ità è un meccanismo biologico molto antico. Può essere modulata, ma non causata, da fattori dovuti all’esperienza. Sull’ultimo numero di Science, infatti, un’équipe di quattro ricercator­i dell’Università di Padova e del Centro Internazio­nale Mente/Cervello ( CIMeC) dell’Università di Trento a Rovereto e dell’Università di Padova, cioè Rosa Rugani, Giorgio Vallortiga­ra, Konstatino­s Priftis e Lucia Regolin hanno mostrato che anche i L’esperiment­o Per ricevere il cibo i pulcini aggirano un pannello con dei numeri, nella scelta ordinano tra grandi e piccoli pulcini appena nati abbinano numeri piccoli e numeri grandi con posizioni diverse nello spazio. Le radici di questo abbinament­o affondano, quindi, molto indietro nella scala della natura. «Pulcini di tre giorni imparano a girare attorno a un pannello per trovare dietro un delizioso (per loro) vermetto — spiega Vallortiga­ra —. Sul pannello è raffigurat­a una numerosità non-simbolica, diciamo 5 elementi (per esempio pallini). Poi ai pulcini sono mostrati due pannelli identici, su ciascuno è raffigurat­a un’identica numerosità, però più piccola ( 2) o più grande ( 8) di quella iniziale. Di fronte alla coppia 2-2 i pulcini aggirano il pannello che sta sulla destra, di fronte alla coppia 8-8 quello che sta sulla sinistra. “Grande” o “piccolo” però è riferito al rapporto col numero iniziale, non in assoluto. Se l’addestrame­nto avviene con un pannello che ha 20 elementi, e poi presento al pulcino la coppia di pannelli 8-8 stavolta si dirige verso il pannello di sinistra: 8 è grande rispetto a 5 ma piccolo rispetto a 20. Come per noi, i numeri piccoli stanno a sinistra e quelli grandi a destra».

Vallortiga­ra aggiunge che gli stimoli erano controllat­i per essere certi che gli animali non stimassero area, perimetro, densità degli elementi anziché le numerosità. Ricadute pratiche? «Avere modelli animali della linea mentale del numero apre all’indagine dei meccanismi nervosi e genetici del fenomeno — dice Vallortiga­ra —. Le difficoltà dei bambini con i numeri, come certe forme di discalculi­a, si manifestan­o con problemi a rappresent­arsi la linea mentale dei numeri. Inoltre è interessan­te il fatto che vi sia questo mapping naturale, spontaneo e precocissi­mo dei numeri nello spazio». Il cognitivis­ta americano Charles Randy Gallistel suggerì l’esistenza di una specie di moneta comune nel cervello per la valutazion­e delle grandezze, una «magnitudo» neurobiolo­gica che fornisce una metrica comune per numeri, spazio e tempo. Vallortiga­ra studia il sistema nervoso dei pennuti e ha pubblicato nel 2005 il saggio Cervello di Gallina (Bollati Boringhier­i). Alla luce dei dati ora pubblicati, non va più insultato nessuno, nemmeno dicendogli che ha un cervello di pulcino.

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