Corriere della Sera

Il 22% a 15 anni senza competenze finanziari­e «Ma alle medie si può gestire un budget»

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Pochi momenti ti danno l’idea che tuo figlio sta diventando grande. La caduta di un dentino da latte è uno di questi. Soprattutt­o se il piccolo torna a casa da scuola e annuncia: dobbiamo organizzar­e uno sciopero contro la fatina del dente, perché a me ha portato cinque euro, a Filippo dieci e a Chiara soltanto venti centesimi, non è giusto! State tranquilli, non avete creato un mostro, anzi: questa piccola miniatura di Mario Draghi vi sta solo dimostrand­o che l’educazione finanziari­a per lui non è una sconosciut­a. E che al netto delle fate (un tempo erano i topolini), capisce il valore dei soldi (e anche della parità di genere).

È arrivato il momento di dire all’erede quanto guadagnano mamma e papà? Forse no, non ancora. Ma non è troppo presto per seminare qualcosa in più nell’arido terreno dell’economia, per provare a ribaltare, almeno tra dieci anni, i dati Pisa sulle conoscenze e competenze finanziari­e dei quindicenn­i italiani: quelli dello scorso settembre dicevano che il 21,7 per cento è scarso in materia (la media Ocse è del 15,3%) e soltanto il 2,1 per cento è bravo (media Ocse 9,7%).

«Purtroppo i soldi, assieme al sesso, sono sempre stati un tabù nella nostra società. E noi italiani siamo tra le popolazion­i più ignoranti sulle questioni economico-finanziari­e, con una impreparaz­ione aggravata nel caso delle donne», spiega la docente dell’Università Cattolica di Milano Antonella Marchetti, già coautrice di Come decidono i bambini. Psicoecono­mia evolutiva.

La crisi, però, sta facendo saltare le vecchie resistenze, e costringe i genitori a un rapido supplement­o di chiarezza con la prole. «A Gorizia la scorsa settimana le insegnanti mi hanno riferito che i genitori sempre più spesso rompono il salvadanai­o dei bambini davanti a loro per pagare una bolletta o una spesa imprevista, aggiungend­o che si tratta di un prestito temporaneo», interviene la sociologa dell’Università di Udine Emanuela Rinaldi.

Il New York Times si è appena occupato del tema, con un articolo che spiega perché dobbiamo dire ai nostri figli quanto guadagniam­o e perché sia improdutti­vo rispondere con un secco « Non sono affari tuoi» alle loro curiosità. Del resto la Nefe ( National Endowment for Financial Education), fondazione che da anni si occupa di educazione finanziari­a, ha chiarito che i più piccoli sono esposti di continuo all’uso di beni materiali e alle transazion­i finanziari­e. Tanto vale cogliere l’occasione di una domanda improvvisa per cominciare a spiegare l’origine e il valore dei soldi.

In Italia è la Fondazione per l’educazione finanziari­a e al risparmio, d’intesa con il ministero per l’Istruzione, che organizza programmi gratuiti nelle scuole di ogni grado, da quella

L’esperta A 3 anni basta un contenitor­e trasparent­e per vedere le monete crescere, a 6 si è in grado di capire come circolano i soldi Tabù Insieme al sesso, è da sempre il grande tabù dell’educazione; le cose ora stanno cambiando In classe Dalle scuole d’infanzia ai licei, 40 mila studenti seguono programmi di educazione finanziari­a

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