Living: tendenze, il «non hotel» e il parco amato da Ai Weiwei
Decoriamoci in verticale. Sarà tutto più nuovo e più bello. Così ci rifaremo gli occhi dal settantacinquesimo piano (a 300 metri d’altezza) della casa vista Manhattan del fotografo Fabrizio Ferri e di sua moglie Geraldina. Il palazzo tra le nuvole è dell’archistar Frank Gehry. Oppure, potremmo scendere a 260 metri e restare incantati di fronte alle guglie della chiesa di San Giovanni Battista a Morbegno, in Valtellina. Certo che sale l’invidia verticale per le case degli altri, di pagina in pagina, nel numero di Living, in regalo dal prossimo martedì 3 febbraio con il Corriere della Sera, e al prezzo speciale di 3,90 euro, escluso il costo del quotidiano, dal giorno successivo.
Solo che, stavolta, il mensile tra casa, design e lifestyle è un po’ più clemente con noi «poveri mortali». Sulla bella cover di Living non troviamo mica una casa da andare a visitare, ma uno scorcio dello show-room parigino (da pagina 113, è dedicato alla magia della Ville Lumière il design tour del mese) di Christian Liaigre, allestito da Florence Lopez: giusto per avere un’idea della casa che verrà, a nostra immagine e somiglianza. Con quegli abbellimenti in verticale che ritornano alla grande nello speciale decorazione 2015, a pag. 75 di Living, il posto giusto dove fare il punto sulle tendenze e sulle trasformazioni in atto.
Quelli che ne capiscono, architetti e decoratori d’interni, sorprendono sempre. Sinceri e geniali quanto basta. Come l’omaggio al mondo verticale dell’architetto Antonino Cardillo, sguardo fisso sul soffitto: «Ora ci mettono i faretti, ma un tempo c’erano gli affreschi». Lo dice con quella sua faccia alla Kim Rossi Stuart, perfetto nella parte a pag. 83 dello speciale sull’interior decoration. Cardillo è per la casa che vive insieme a noi e, invecchiando, migliora. Già, come il buon vino o le pareti natural dello Yorkshire Sculpture Park, l’altra sorpresa di Living, stavolta in versione «en plein air», nella campagna inglese, dove le opere sono come le case: vanno, vengono e restano.
Ci troviamo nel museo dell’anno, fondato da Peter Murray, da girare in lungo e in largo anche su living.corriere.it. In lontananza due testoni, realizzati dal catalano Jaume Plensa, si studiano come in un film western. Pare non esista al mondo niente di simile. Parola di Ai Weiwei, l’artista cinese che non c’è, ma che da qui è passato. Stesse parole per l’Hotel Not Hotel di Amsterdam, una sorta di casa che sarà e dove ogni camera ha la sua storia. Raccontata a pagina 107.