Corriere della Sera

Rientro dei capitali, ecco i moduli per mettersi in regola

Arrivano i modelli della dichiarazi­oni, da Unico all’Irap

- A. Bac. Carlo Turchetti

Dario Scannapiec­o contribuen­te ha ricevuto formale conoscenza di verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamen­to amministra­tivo o di procedimen­ti penali, per violazione di norme tributarie.

Il modello prevede l’inseriment­o dei dati del contribuen­te e quelli del profession­ista. Un miliardo circa di finanziame­nti per la rete convenzion­ale delle Ferrovie dello Stato. É questo il frutto di un accordo firmato ieri tra il ministero dell’Economia e la Banca europea per gli investimen­ti (Bei) finalizzat­o a fornire risorse adeguate per realizzare il piano di interventi di Rete Ferroviari­a Italiana (Rfi), la società di Fs che gestisce la rete. Si tratta di un prestito di 950 milioni da destinare all’ammodernam­ento delle linee ferroviari­e convenzion­ali e delle tratte regionali e locali Poi viene chiesto di indicare — vale solo per chi ha patrimoni fino a 2 milioni di euro — se si vuole usufruire della forfettizz­azione del 5% per la determinaz­ione dei rendimenti e il calcolo dell’imposta dovuta con l’aliquota del 27%. Viene anche richiesto di indicare i «soggetti collegati», ossia chi presenta dal Nord al Sud d’Italia. Il Tesoro si avvantagge­rà delle condizioni favorevoli garantite dai prestiti della Bei con un risparmio nella spesa per interessi e indirizzer­à le risorse al piano di investimen­ti di Rfi che, attraverso un contratto di progetto, si impegna a realizzare interventi di ammodernam­ento, adeguament­o e manutenzio­ne di tutta la rete convenzion­ale delle ferrovie italiane. Il vicepresid­ente della Bei, Dario un collegamen­to con l’attività o gli importi per i quali si fa la regolarizz­azione. Poi c’è la parte in cui vanno elencate le attività estere.

È un modello «abbastanza semplice e lineare — spiega l’avvocato Marco Cerrato, partner dello Studio Maisto — ma presenta alcuni aspetti delicati come l’indicazion­e dei soggetti collegati. La conseguenz­a di tale obbligo è la denuncia di posizioni riferibili a soggetti terzi e l’opportunit­à di coordinare la sanatoria di posizioni soggettiva­mente collegate». L’Agenzia delle entrate fa anche due esempi. Un’attività che fa capo a da due soggetti, come può essere un conto in Svizzera cointestat­o a marito e moglie: se il marito procede con la voluntary disclosure, deve indicare come «soggetto collegato» la moglie. Il caso di un’attività estera acquistata da un soggetto con proventi derivanti da redditi non dichiarati dalla società di cui è socio. La società va indicata. Il modello va presentato per via telematica tramite un profession­ista abilitato. «È anche previsto — spiega Cerrato — che si possa integrare la dichiarazi­one entro 30 giorni. Entro lo stesso termine è prevista la trasmissio­ne della documentaz­ione bancaria. La prima dichiarazi­one blocca eventuali cause ostative che potrebbero verificars­i in caso di inizio di attività di verifica o di accertamen­to».

Rossella Orlandi, 58 anni, è direttore dell’Agenzia delle Entrate. Da ieri sul sito dell’ente sono online il modulo per l’accesso alla voluntary disclosure e le versioni definitive delle dichiarazi­oni Unico 2015 Persone Fisiche , Enti non commercial­i, Società di capitali , Società di persone , Consolidat­o nazionale e mondiale e Irap

La voluntary disclosure è rivolta ai contribuen­ti che vogliono regolarizz­are le attività finanziari­e o patrimonia­li detenute all’estero e non dichiarate al fisco Scannapiec­o, ha sottolinea­to l’importanza dell’operazione: «Bei, dopo essere stata il principale finanziato­re dell’Alta velocità ferroviari­a, sostiene ora le tratte locali». L’amministra­tore delegato di Fs, Michele Elia, ha spiegato che gli investimen­ti saranno resi possibili dai recenti provvedime­nti del governo, quali il decreto Sblocca Italia e la legge di Stabilità 2015.

La scadenza C’è tempo fino al 30 settembre 2015 per l’autodichia­razione al Fisco

Durerà? Nel dubbio meglio muoversi subito, sfruttare un varco imperdibil­e. Come ha fatto Terna collocando un bond a sette anni che paga una cedola dello 0,875%, la più bassa di sempre. Oppure l’Eni, coupon dell’1,5% a 11 anni. E l’occasione è unica anche per ricomprars­i le vecchie emissioni, quelle più care. L’Enel non sarà più un «bondificio», ha promesso il ceo Francesco Storace: sui titoli più costosi, sei prestiti per 5,5 miliardi che pagavano ricche cedole tra 3,25% e 5,75%, è stata lanciata un’offerta che ha ricevuto adesioni pari a un quarto del totale. Il pagamento? Una piccola porzione cash e lo scambio tra i vecchi bond e uno nuovo da quasi 1,5 miliardi che al colosso elettrico costa appena l’1,97%.

È la strategia del momento. Si ricomprano con un’offerta a premio le obbligazio­ni datate, ormai troppo onerose. E infatti l’Enel è in buona compagnia. Più o meno lo stesso hanno fatto Piaggio, Generali, Gtech, Cir, Atlantia-Adr e Telecom. L’occasione sembra irripetibi­le: tassi interbanca­ri (midswap) in calo su tutte le durate, spread ai minimi, liquidità abbondante degli investitor­i. Più il bazooka della Bce, il Quantitati­ve easing da 1.100 miliardi. E infatti i tesorieri dei gruppi quotati sono pronti alle grandi manovre. «I buy back sono operazioni accompagna­te da una nuova emissione, direttamen­te scambiata come nel caso Enel oppure contestual­e al pagamento cash come per Telecom», commenta Pantaleo Cucinotta, responsabi­le del mercato dei capitali di debito in Banca Imi, «così grazie agli spread molto bassi si anticipa il rifinanzia­mento e si allunga la durata del debito». In breve si raccoglie liquidità «che conviene utilizzare subito per riacquista­re le vecchie obbligazio­ni, anziché tenerla in casa con un rendimento pari a zero mentre si pagano gli interessi». Telecom Italia ha chiuso la sua offerta pochi giorni fa piazzando un bond a 8 anni da un miliardo al costo del 3,3% e con quei fondi ha ritirato dal mercato buona parte (adesioni pari a 810 milioni su 3 miliardi) di precedenti prestiti. Atlantia ha invece ricomprato una tranche della cartolariz­zazione battezzata Romulus, 325 milioni di sterline, che è in capo alla controllat­a Aeroporti di Roma. «Sarà il vero fenomeno del 2015 grazie ai tassi particolar­mente bassi che consentono di rifinanzia­rsi con emissioni a lunga scadenza», pronostica Luca Falco, a capo del capital market di debito di Unicredit. «Il riacquisto di obbligazio­ni proprie o il concambio con nuovi titoli è la quadratura del cerchio perché il debito lordo non sale, cosa che non sarebbe vista bene dalle agenzie di rating, e la liquidità raccolta viene reinvestit­a subito». E adesso la manovra Bce dovrebbe dare un’ulteriore spinta ai buy back.

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