Corriere della Sera

UN ALTRO BOLDINI

OLTRE LA BELLEZZA DELLE DAME AFFIORA LA POESIA DELLE VEDUTE (E DEGLI AFFRESCHI RITROVATI) L’appuntamen­to Da domani, ai Musei di San Domenico, una mostra sull’artista ferrarese con un punto di vista insolito: non solo i celebri ritratti femminili: anche p

- Melisa Garzonio

Luisa Casati, Franca Florio, Mademoisel­le Lanthelme, Eulalia di Spagna, Cleo de Merode, di cui Gérard Bauër, nipote di Dumas padre, si domanda se, a buon diritto, non possa ritenersi «la nostra Gioconda» del Novecento. Solo per citare le bellezze più note.

È più mito Boldini o le seducenti graziose da lui ritratte? Potrebbe essere l’argomento di una delle tante mostre dedicate all’artista ferrarese. Invece no. Dimenticat­e queste signore di bellezza esagerata, (quasi) manieristi­ca. Non fatevi (troppo) sedurre dagli occhi neri della Dama di Biarritz (al secolo, la bella e rampante francesina Charlotte Cybar-Barthe, ritratta in un tripudio di sete rosa) stampata sulla locandina della mostra «Boldini. Lo spettacolo della modernità», che apre domani ai Musei San Domenico di Forlì. Avviso ai naviganti, a chi si aspetta la «solita» mostra di Boldini, tutta lusso e chiccherie: le vere sirene della rassegna forlivese non sono i signori e le signore alla moda, le demoiselle­s avvolte in mantelli neri alla Manet, i dandy con le mani dalle dita sfrangiate alla Frans Hals, le scollature troppo osée.

La parabola di Boldini, il ferrarese che, dopo trascorsi a Firenze e sul Tamigi, si trasferì per sempre nella Parigi fin de siècle, dove morì 89enne nel 1931, non si esaurisce con le parole blasé del conte Robert de Montesquio­u, l’inarrivabi­le esteta che per i magnifici ritratti femminili inventò l’espression­e, sensualiss­ima, di femmefleur­es. E nemmeno con le sommarie diagnosi dei tanti oppositori, in particolar­e francesi, a volte molto infastitid­i da quest’arte «spumeggian­te, saltellant­e, tutta un abbaglio di ricami, di passamaner­ie, rasi, dorature, urletti di colore...», come la definì nel 1877 Edmond Duranty.

Senza nulla togliere alla celebrità del ritrattist­a, Fernando Mazzocca e Francesca Dini ci fanno vedere un Boldini praticamen­te sconosciut­o. Sistemate le « jolies femmes » sullo sfondo, nelle sale al piano terra, subito dopo gli autoritrat­ti, i disegni e la grafica, i ritratti degli amici e dell’atelier, i curatori hanno estratto dal cilindro due straordina­ri affreschi di argomento agreste, in schietto stile macchiaiol­o: una veduta di palme ed aranci sotto un cielo striato di celeste pallido, e una contadina che raccoglie il bucato: i panni mossi dal vento stesi tra le canne, un’immagine di realismo intenso, potente.

Sono parte di una serie realizzata tra il 1866 e il 1868 nella Villa detta «la Falconiera» a Coldi legigliato, nei pressi di Pistoia, residenza della famiglia inglese dei Falconer, dove Boldini fu di casa prima della «fuga» definitiva a Parigi. E qui vale la pena di aprire un capitolo, non solo perché si tratta di due opere mai esposte in una mostra, ma anche perché la storia, nella biografia curata da Emilia Cardona, l’intraprend­ente giornalist­a trentenne che il maestro ot- tuagenario sposò nel 1929, portandola a vivere nella sua bella casa di boulevard Berthier, si palesa con i contorni di un thriller. Riportano le cronache che durante il pranzo di nozze, l’artista, cui la vecchiaia aveva regalato un certo charme ammorbiden­do le giovanili spigolosit­à da gnomo sgraziato, abbia sussurrato ai vicini di tavola: «non credetemi un rammollito, non è colpa mia se sono nato tanto presto e lei tanto tardi...». Dopo tante avventure, il cinico «nano strafotten­te» si era finalmente convertito a un matrimonio d’amore?

Tornando agli affreschi, la signora Isabella Robinson Falconer, nella primavera del 1868, aveva commission­ato al pittore la decorazion­e murale della sala da pranzo del suo villino. Voleva scene di vita contadina, galline ruspanti, vedute agresti e marine colorate. Boldini, alla sua prima prova nell’affresco a secco, si mise al lavoro con la disinvoltu­ra di una decoratore nato. Un mese, due, poi l’entusiasmo scemò. Isabella la prese male, minacciò il licenziame­nto. Litigarono, fecero pace. A novembre gli affreschi vennero completati. Il loro ritrovamen­to si deve alla moglie Emilia. Nel 1938, sulla traccia di pochi e confusi ricordi del marito, la signora si era messa a cercare casa Falconer. Dopo averla ritrovata, l’acquistò e fece dono a Pistoia dei bellissimi affreschi.

Nel 1974/1975 questi vennero staccati e dopo un restauro nei laboratori fiorentini di Palazzo Pitti, trovarono la loro definitiva collocazio­ne nel Palazzo dei Vescovi di Pistoia. Non solo, dunque, belle dame (come Madame de Florian, protagonis­ta tra l’altro del romanzo Un favoloso appartamen­to a Parigi di Michelle Gable, Newton Compton). È un altro Boldini.

 ??  ?? Scorci Gli affreschi «Palme e aranci» e «Contadina che raccoglie il bucato», 1868
Scorci Gli affreschi «Palme e aranci» e «Contadina che raccoglie il bucato», 1868
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy