Rilanci e prestiti, così il calcio diventa un gioco virtuale
Fra pochi giorni finirà il mercato e ognuno si troverà solo davanti alla sua realtà. Nato per essere un rimedio spiccio in corso d’opera, il mercato d’inverno è diventato l’esatto aggancio di quello estivo, uno getta le basi dell’altro, il risultato è che non si smette mai. Prima l’unica soluzione era cambiare allenatore. Ora cambiare tecnico significa anche cambiare 3 o 4 giocatori. Ci si è convinti che il mercato d’inverno rimedi agli errori di quello estivo, ma non è così. E a forza di allungarlo ci si è convinti che tutto è permesso. Si rilancia continuamente. Non si compra nessuno in estate perché si può rimediare in inverno attraverso l’acquisto di prestiti . E viceversa. È una tattica che ormai fanno quasi tutte le squadre europee perché il bilancio non lo fanno più i cartellini ma gli stipendi. Quindi il giro consiste nel risparmiare su quelli. Nessuno dice che prendere giocatori in prestito comunque significa diminuire il patrimonio reale di una società. Basta cambiare, quasi una domenica dopo l’altra. Le squadre si bruciano in due settimane, cambio dopo cambio, come se un nuovo acquisto potesse da solo cancellare il presente sbagliato. La novità globale consiste nella nuova povertà comune. Per risparmiare sugli ingaggi non c’è squadra europea che non dia in prestito qualche grande giocatore. Si è scoperto anche una formula a metà strada tra la cessione e il prestito, cioè i 18 mesi di cessione del cartellino. È una scappatoia importante che permette di investire ancora 30 milioni su un giocatore senza paura di rimetterceli tutti. E al tempo stesso mette tutte le società europee sullo stesso piano: con quella formula tutti cedono qualcosa tenendosi in mano la base del cartellino. Ma non avendo un cartellino in cambio. Si è praticamente arrivati a un ricco socialismo universale dove tutti contribuiscono a finanziare gli errori di mercato degli altri. Nel frattempo il calcio non è più un gioco reale. Qualunque sconfitta viene digerita da una settimana di mercato, non esiste più la realtà ma solo quello che potrà avvenire per diventare migliori. Cioè non può esistere più la discussione, il male è sempre cancellato da un’altra illusione. È il consenso perfetto. Basta avere la pancia per non fermarsi mai.
Dal Santos
Neymar da Silva Santos Júnior è nato a Mogi das Cruzes, in Brasile, il 5 febbraio 1992
Ha iniziato la carriera nel Portoguesa per poi passare al Santos, dove ha giocato dal 2009 al 2013
Dall’estate 2013 è un giocatore del Barcellona
Con la nazionale brasiliana ha giocato 60 partite e segnato 42 gol