Corriere della Sera

Nel corridoio lungo 38 metri passeggio tra una piccola folla

Gavino Sanna: «Uno spazio finto minimalist­a e pieno di personaggi»

- Alessandro Luongo

Collezioni Quadri e Madonne dai mercatini: «È come un palcosceni­co su cui si riflette la mia fantasia»

L a sua casa dei sogni dovrebbe essere progettata dall’archistar Richard Meier, «perché ne rispecchia le parti fondamenta­li: semplicità, spazio e luce, con il sole che entra a dismisura a rischiarar­e le mie idee». Gavino Sanna, il più

grande e più premiato pubblicita­rio italiano, dal 2004 anche produttore di vini con Cantina Mesa nel Sulcis, trascorre parecchio tempo nella sua dimora milanese di Piazza Aquileia, in un palazzo d’epoca. «Una piazza piccola ma intima, che in primavera mi dà la possibilit­à di godere i colori circostant­i».

Il cuore del buen retiro milanese è il lungo corridoio di 38 metri, «dove mi dedico alla mia passeggiat­a quotidiana per tenere a bada il mal di schiena». Corridoio che ha ricavato sventrando del tutto l’immobile, comprato nel 1990. «Eh sì, tutte le case dove sono stato mi appaiono bisognose d’affetto, in quando sono nude e devono essere amate». Il maestro della pubblicità le rifà secondo il suo gusto, che definisce falso minimalism­o, «Non ci sono colori sgargianti, ma bianco e nero; è come se questo palcosceni­co mi si presentass­e davanti per rappresent­are la mia fantasia: arredo, disposizio­ne degli spazi e così via».

La moglie Lella, sua compagna inseparabi­le, racconta che per ricavare il pavimento, «abbiamo fatto intagliare una lastra di marmo di Carrara bianco assoluto (quello usato per le sculture, insomma), perché quello tradiziona­le aveva delle venature grigie che mio marito non voleva». Lo stile spazia dall’art deco al Napoleone III, al Seicento, all’ultramoder­no di design. Spiccano tappeti e quadri di notevole valore. «L’arredo è il compagno ideale di viaggio per me che passo molto tempo a casa». All’ingresso, sulla parete di destra campeggia e stupisce una delle cinque copie al mondo dell’Arcangelo Gabriele, realizzata dagli allievi di Guido Reni. Spunta poi un dipinto di un suo zio famoso, Mario Paglietti, e due opere di Stanis Dessy, suo maestro d’arte alla scuola di Sassari. «Mi ha insegnato a usare la matita; con lui mi sono diplomato in disegno dal vero».

Al centro del salone, un tappeto Tabriz gigante, acquistato a un’asta, occupa una parte rilevante di spazio. «È stato disegnato da una sorta di Michelange­lo dei tessitori orientali e contiene rare scene di caccia». Seguono altri due tappeti persiani: un Kashan molto colorato, con un ovale al centro e un Saruk in tinta salmone, «che veniva prodotto per il mercato statuniten­se». E poi ancora quadri di valore o di rilevanza culturale, come i quattro dipinti di Alexander Savinov, artista visuale scappato dalla Russia. Sull’ultima parete, opposta a questa, figura un dipinto del ‘600 di Ermanno Stroiffi, pittore di origine veneta, «con tendenze caravagges­che». In quest’angolo si trova anche un orologio francese con una procession­e di sculture sarde colorate vestite di panno, molto rare. Sempre nel mega salone si notano due salotti in stile francese Napoleone III, e altrettant­i, invece, in pelle nera e bianca. Altra presenza di rilievo sono le cassepanch­e, tre antiche e una più piccola, indiana. Qua e là sculture di bronzo francesi, statue lignee (di cui una rinvenuta nella chiesa di Bosa in Sardegna); poi un putto, sempre di scuola francese. In un an- golo, infine due poltrone art déco acquistate a Torino.

Guardando il grande soffitto si nota il soppalco, delimitato da una lunga ringhiera, che corre per tutto il perimetro della parete e un lungo mobile bianco a cassetti. «Sono i loculi in cui ho sistemato i miei libri, migliaia — spiega —, da cui sono perseguita­to; ho scelto questa soluzione per evitare la confusione. So dove li ho messi ma non voglio vederli». Non c’è nessuna etichetta, eppure Sanna li ricorda ancora tutti. Nella sua camera da letto, sul comò ha accumulato oltre un centinaio di madonnine di ceramica acquistate ai mercatini dell’antiquaria­to.

«Il mio oggetto preferito» si congeda, «è un quadro ad olio di Luciano Ventrone, iperrealis­ta italiano, che mi è stato donato da Pietro Barilla. Sono molto affezionat­o a lui e a tutta la sua famiglia. Per dieci anni ho curato la pubblicità della loro pasta».

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(Fotoserviz­io di Carla Mondino) Spazi e presenze A destra, il lungo corridoio - salone nella casa milanese di Gavino Sanna, tra statue, quadri, cassapanch­e e grandi tappeti preziosi. Lo spazio è sovrastato dalla balconata («In questi loculi bianchi tengo i miei tantissimi libri. So...
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Affetti Gavino Sanna, 74 anni, e il quadro di Luciano Veltrone: «Il mio preferito». Sotto, un orologio francese e rare figure sarde. A sinistra, una scultura «musicale»
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