UN PERCORSO RAGIONEVOLE
L’ appello di Matteo Renzi al centrodestra perché voti Sergio Mattarella dovrebbe permettere a Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano di uscire dalla trappola nella quale si sono infilati; e al premier, di mascherare un po’ la sindrome dell’asso pigliatutto. Il tentativo è di trasformare la loro sconfitta e la loro frustrazione in un nuovo asse istituzionale sublimato dall’esigenza di votare insieme il presidente della Repubblica e continuare le riforme. Non è detto che la ricucitura riesca in pieno. Quasi certamente Mattarella questa mattina diventerà capo dello Stato al quarto scrutinio col voto del Pd, di almeno una parte del Nuovo centrodestra e di altre formazioni minori. Ma Forza Italia opterà per le schede bianche.
Dire, come ha fatto il premier, che la scelta non è un affare di partito ma un’offerta a tutto il Parlamento, è apparso un gesto di ragionevolezza politica: una mossa minima e indispensabile per evitare un irrigidimento del Ncd, tuttora in tensione, che avrebbe potuto portare presto perfino ad una crisi di governo. Arginando la voglia di stravincere, Renzi alla fine ha capito che era meglio ricoprire il ruolo di chi convince gli interlocutori, senza umiliarli. D’altronde, più sottolineava la candidatura come una propria vittoria, più rischiava di risvegliare gli istinti peggiori del Parlamento e dello stesso Pd.
Forse, però, il merito maggiore del suo appello di ieri sera è quello di proteggere una personalità rispettata come Mattarella, al quale non si farebbe giustizia schiacciandolo nei limiti angusti di uno schieramento o, peggio, di un partito o di un leader. A questo punto, occorre davvero una forte dose di irresponsabilità per non partecipare alla sua elezione. Il pericolo sembra parzialmente sventato, col passare delle ore. Le ipotesi più strampalate e miopi, tipo l’abbandono dell’Aula al momento del quarto scrutinio di stamattina alle 9.30, sono rientrate. E la durezza di Berlusconi si spiega soprattutto con le tensioni che montano all’interno del suo partito.
Sarà lì, dentro il recinto del centrodestra, che il Quirinale di Mattarella provocherà i cambiamenti più immediati e profondi. Già li sta provocando: se non ci saranno sorprese, oggi la maggioranza di governo si ritroverà intorno al nuovo presidente della Repubblica. Ma con qualche livido. La ricomposizione FI—Ncd, annunciata come strategica, riemerge con contorni ambigui. Lo stesso rapporto tra Pd e Alfano, però, si è incrinato. E il patto del Nazareno Renzi-Berlusconi, mitizzato dal secondo come una sorta di vademecum per la legislatura, le istituzioni e chissà che altro, ridimensionato brutalmente: ridotto a strumento utilizzato con spregiudicatezza dal premier per raggiungere i suoi obiettivi, e subìto dal Cavaliere.
La domanda è quali effetti tutte queste increspature potrebbero avere sulle riforme. Sarebbe un peccato se provocassero una battuta d’arresto, o comunque un rallentamento: quasi finora fossero state promosse non in quanto indispensabili all’Italia, bensì per accreditare o rilegittimare una leadership. Con la sua esperienza anche di giudice della Consulta e le doti di equilibrio che gli si riconoscono, Mattarella si propone come un garante e un regista costituzionale. Il problema è che i partiti lo aiutino, come non hanno fatto invece con Giorgio Napolitano pur avendoglielo assicurato ripetutamente.
Se l’elezione di oggi andrà secondo le previsioni, ridarà credibilità alla politica. Non a scatola chiusa né a lungo, però, senza la consapevolezza che il Paese è spaventato e diviso; e aspetta di essere rassicurato, non strattonato. Sotto questo aspetto, anche lo stile di Renzi può diventare alla lunga non un pregio ma un limite. La sua abilità viene accresciuta dal modo in cui ha gestito la partita del Quirinale. In parallelo, però, si consolidano anche la diffidenza e l’irritazione degli interlocutori nei suoi confronti. Avere come capo dello Stato una persona come Mattarella, di cui si sottolineano non le doti di comunicatore ma l’affidabilità, la discrezione e la competenza, potrebbe rivelarsi presto una risorsa assai preziosa. Utile e insieme scomoda per tutti.