Corriere della Sera

Nel negoziato di Atene entra anche (per gioco) il dilemma del prigionier­o

- Danilo Taino

Sceglierà la ragazza bruna o quella bionda, Yanis Varoufakis? Se andrà per la bruna, un accordo tra Atene e i 18 partner dell’Eurozona si potrà fare. Se si intestardi­rà sulla bionda, i rischi di un fallimento delle trattative saranno alti. La questione è la Teoria dei Giochi, della quale il ministro delle Finanze greco, economista, è un esperto, tanto che, volente o meno, l’ha fatta entrare nel dibattito politico dei negoziati con i partner dell’Eurozona. Creando anche un certo scetticism­o: durante una delle recenti trattative, il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, gli avrebbe fatto notare che non si stava discutendo del Dilemma del Prigionier­o, cioè di uno dei casi più conosciuti della Teoria, quello che stava alla base della deterrenza nucleare reciproca tra America e Unione Sovietica nella Guerra Fredda.

Prima di ora, la Game Theory — sistematiz­zata nella prima metà del Novecento da John von Neumann — ha avuto un momento di notorietà di massa nel 2001, con il film A beautiful mind, sulla vita di John Nash, il matematico che diede un contributo sostanzial­e alla Teoria (la quale in sostanza è lo studio dei conflitti e della cooperazio­ne tra entità razionali). La questione della bionda e della bruna nasce lì: Nash ( Russell Crowe) si rende conto, all’università, di fronte a un gruppo di ragazze tutte brune eccetto una, che se lui e i suoi amici puntano tutti sulla bionda applichera­nno una strategia perdente. Forse nessuno la conquister­à, di certo le sue amiche si irriterann­o e anche loro daranno del lungo ai ragazzi. Meglio sarebbe distribuir­e le forze, i risultati sarebbero complessiv­amente migliori. Trovare strategica­mente vantaggios­o il puntare alla scelta B invece che alla A turba Nash; ma non gli impedisce di sviluppare in matematica il concetto, che alla fine verrà conosciuto come Equilibrio di Nash e non si limiterà a mettere in guardia dalle ragazze bionde, entrerà in una lunga serie di attività umane. Compreso il campo delle strategie negoziali.

Nel caso di Varoufakis, sembra ormai chiaro che per lui e per il suo primo ministro Alexis Tsipras andare per l’obiettivo massimo, nel corso delle trattative a Bruxelles, è una strategia perdente. Avrebbe senso usare un approccio diverso. Qui però entra in questione un altro aspetto della Teoria: la razionalit­à o meno dei protagonis­ti. L’esperienza applicativ­a, mostra che funziona bene — cioè prevede i risultati e li realizza — se i protagonis­ti si comportano seguendo il loro interesse. Fallisce spesso quando i soggetti sono mossi da emozioni non razionali. Per cui, applicata all’economia è piuttosto utile, applicata alla politica lo è meno. In alcuni casi, in effetti, le complicazi­oni di cui tenere conto sono molte.

Il Dilemma del Prigionier­o citato da Padoan è tutto sommato semplice. Prendiamo due spacciator­i di droga che vengono arrestati e chiusi in celle separate. Viene detto loro che si faranno due anni di prigione. Il magistrato si accorge però che probabilme­nte sono anche responsabi­li di un reato più grave, un furto di armi. Ma non ha prove. Quindi fa la stessa proposta ai due, sempre tenendoli separati: «Se confessi il furto, diamo un anno di carcere a te e dieci anni al tuo compare; ma se neghi e l’altro confessa, i dieci anni li prendi tu e lui uno. Se ambedue confessate, vi diamo tre anni ciascuno. Se entrambi negate, restate con i due anni per spaccio». Quest’ultimo è lo scenario più vantaggios­o per entrambi. Ma dal momento che i due non si fidano l’uno dell’altro, faranno un calcolo diverso, che rientra nel caso dell’Equilibrio di Nash, e deciderann­o di confessare perché quello è il rischio minore tenendo conto di cosa potrebbe decidere l’altro (provare le ipotesi su una matrice). È un caso di gioco non cooperativ­o nel quale l’equilibrio si raggiunge quando ciascuno dei protagonis­ti fa la scelta migliore per se stesso tenendo conto delle decisioni dell’altro. Se sarà questo il finale tra Atene e Bruxelles si vedrà.

Certo, la trattativa è più complicata. Non sarà però la complessit­à a determinar­ne l’esito. Negli ultimi anni, la Teoria dei Giochi ha trovato applicazio­ni sofisticat­issime. Famoso è il caso di Bruce Bueno de Mesquita, della New York University, che ha previsto una serie di eventi politici, a cominciare dalla caduta di Hosni Mubarak in Egitto, con precisione temporale straordina­ria. Altre applicazio­ni, sempre computeriz­zate, riescono a funzionare da elementi mediatori tra Paesi in conflitto che non vogliono dare, durante una trattativa, informazio­ni all’avversario e rischiano quindi di fare fallire i negoziati. Il problema, piuttosto, nel caso greco è capire se Varoufakis e Tsipras rispondono alle caratteris­tiche dell’Homo oeconomicu­s che si comporta razionalme­nte, sulla base del proprio interesse. O se andranno per la ragazza bionda.

@danilotain­o

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