Francesco e l’elogio delle lacrime «Necessarie per la penitenza autentica»
Il dono delle lacrime. Papa Francesco ha sollecitato cardinali, vescovi e sacerdoti a chiederlo a Dio per se stessi, durante la Quaresima, iniziata ieri con la processione dalla basilica benedettina di Sant’Anselmo a quella domenicana di Santa Sabina, sul colle Aventino e con il rito dell’imposizione delle ceneri. Ceneri che il Papa ha ricevute per primo e poi ha imposto sul capo dei cardinali e degli altri presenti. «L’elemosina, la preghiera e il digiuno» del periodo di penitenza che prepara alla Pasqua non devono essere praticati con «la ruggine del formalismo esteriore», ha detto Francesco. Per fare penitenza vera ci vogliono le lacrime che nascono dal cuore. Niente fanfare, quando si fa l’elemosina, quando si prega e si digiuna. «Gesù — ha detto Francesco — mette in evidenza una tentazione comune in queste tre opere, che si può riassumere proprio nell’ipocrisia che nomina per ben tre volte dicendo: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro. Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti, che amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti”». Bisogna invece «ritornare al Signore “con tutto il cuore”», avere «la grazia di sentirci peccatori», come ha scritto, sempre ieri, in un tweet. «Sapete fratelli — ha aggiunto — che gli ipocriti non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange».