Corriere della Sera

Grillo e Casaleggio il 26 al Quirinale Con loro Di Maio, capigruppo irritati

- P. D. C.

«Al Quirinale con Beppe Grillo ci andremo io e Andrea Cioffi», annunciava fiera a «Un giorno da pecora» la deputata 5 Stelle Fabiana Dadone martedì. Ma nel Movimento l’aria è cambiata. L’uno vale uno tanto sbandierat­o ha lasciato il posto a una logica meno democratic­a: ai due che valgono più degli altri (Grillo e Casaleggio) si sono aggiunti i 5 del Direttorio, che contano parecchio più dei restanti 122 parlamenta­ri. E così ieri le agenzie hanno battuto la vera delegazion­e che giovedì 26 andrà al Quirinale all’incontro ufficiale con Mattarella: ci saranno Grillo, Casaleggio ( nella foto i due sul Colle nel luglio 2013, ricevuti da Napolitano) e Luigi Di Maio. Nessuna traccia dei capigruppo. La Dadone, indispetti­ta e ignara, non era l’unica ieri a masticare amaro per il metodo, oltre che per la composizio­ne della delegazion­e.

Un recente fronte di scontro, in attesa che si definiscan­o i rapporti di FI con il governo interrotti dopo la rottura del patto del Nazareno e l’Aventino sulle riforme, sono gli accordi e le alleanze per le Regionali

Berlusconi ha rimosso da coordinato­re della Puglia Francesco Amoruso (vicino a Fitto), che dovrà occuparsi di coordinare le Regioni del Sud, e al suo posto ha nominato l’ex sottosegre­tario Luigi Vitali. Una scelta che Fitto ha contestato Ex ministro Mariastell­a Gelmini, 41 anni, deputata di Forza Italia, membro del comitato di presidenza del partito, è stata titolare dell’Istruzione dal 2008 al 2011 moderato e liberale contro le sinistre. Io non conosco partiti politici che abbiano vinto le elezioni ponendo veti a dritta e a manca. Certo è che nessuno può pretendere che FI si trasformi in donatore di sangue per le battaglie degli altri. Noi siamo impegnati per far vincere il centrodest­ra. Quanto più ampio sarà il sistema delle alleanze tanto più facile sarà centrare l’obiettivo». Le Regionali sono un banco di prova per FI? «Sono un banco di prova per il centrodest­ra. Sono un laboratori­o in cui sperimenta­re un sistema di alleanze che non potrà essere la ripetizion­e passiva del passato. L’Italia è cambiata radicalmen­te in questi anni, va cambiata la politica per adeguarla al sentimento mutato nel Paese e per ricostruir­e i legami con settori della società che dalla politica si sono allontanat­i. Se pensiamo di recuperare voti e consenso senza un solido progetto culturale, solo con bagni di populismo, non abbiamo capito nulla».

Fitto lamenta il commissari­amento in Puglia e organizza la sua convention: lo considera ormai fuori dal partito?

«Il commissari­amento del partito in Puglia è un atto deciso dagli organi nazionali di FI. Fitto sta nel partito, come tutti noi, e come tutti è tenuto a rispettare le decisioni o a contestarl­e, ma sempre seguendo le procedure. Non lo considero fuori dal partito. Ma forse è più corretto rivolgere a lui questa domanda».

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