«Qui l’asse con Ncd va Salvini lasci alle Regioni le scelte politiche locali»
Maroni: dal governo tagli e ingerenze, ricorro alla Consulta
MILANO «Io ho difeso Flavio Tosi quando lo volevano cacciare dalla Lega e io ho indicato Matteo Salvini come mio successore alla segreteria. Io sono amico di tutti e due, sia chiaro». La premessa non è scontata. In Lega si litiga da settimane sulle strategie politiche ed elettorali. Il focolaio è il Veneto, i duellanti il segretario federale e il sindaco di Verona.
Roberto Maroni, lei da che parte sta? Ha ragione Salvini che chiude la porta all’alleanza con Ncd o il sindaco che si pone il problema del fronte dei moderati?
«In un certo senso hanno ragione entrambi. C’è un partito di lotta e uno di governo, come si diceva una volta. Matteo ama la chiarezza e la semplicità e dice che con chi sta al governo con Renzi non ci si può alleare. Come dargli torto? La sua è una prospettiva nazionale che chiede che le scelte nei territori siano omogenee a quelle del federale (nel gergo leghista è il livello nazionale, ndr). Flavio rivendica l’autonomia decisionale del Veneto e chiede che venga applicato lo statuto in vigore. Ma la contraddizione è solo apparente e per noi deve rappresentare una sfida, non un ostacolo».
C’è un dibattito al vostro interno proprio su questo punto. Salvini vorrebbe cambiare lo statuto e riassegnare più poteri al «federale».
«Io credo che il nostro statuto non vada cambiato e che sia giusto lasciare ai territori l’autonomia sulle scelte politiche locali. Io amministro la Regione più importante d’Italia con una maggioranza che tiene insieme la Lega e il Nuovo centrodestra. Questo modello sta funzionando bene e anzi credo che la sfida sia esportarlo fuori dalla Lombardia. Certo tocca al-l’Ncd nazionale cambiare pelle, non a noi della Lega che siamo sempre stati coerenti nelle nostre scelte. L’Ncd lombardo è diverso da quello romano, anche perché qui al suo interno è fortissima la componente di Cl. Martedì al Pirellone loro hanno appena votato il via libera al nostro referendum consultivo sull’autonomia della Regione e non mi sembra una cosa di poco conto. Mi sembra chiaro, insomma: qui c’è un centrodestra che vince e governa bene, nel resto del Paese il centrodestra è diviso e non funziona».
Salvini è sembrato un po’ freddo sul referendum per l’autonomia della Lombardia. Vi siete sentiti?
«Mi ha telefonato per congratularsi, e ha fatto un tweet per sottolineare il risultato. Quelli del Pd e della sinistra non sanno veramente a cosa aggrapparsi. La verità è che è stata una grande vittoria della nostra coalizione e che la consultazione sarà un passaggio decisivo per tutti i lombardi».
In un’intervista al «Corriere» il sindaco Giuliano Pisapia s’è appellato a Fantozzi e ha definito il vostro referendum una «boiata pazzesca». Come risponde?
«Rispondo che lui allora è vittima della sindrome di Tafazzi. Il governo Renzi ha dimostrato di non avere nessuna attenzione per gli enti locali. E lo stesso sindaco Pisapia lo ha riconosciuto pubblicamente più d’una volta. È evidente allora che l’unica risposta è dare la parola ai cittadini. Solo così le nostre ragioni potranno essere
Alleanze e caso Veneto La prospettiva di Matteo è nazionale, mentre Tosi rivendica autonomia Hanno ragione entrambi
ascoltate e accolte da Roma. La verità è che la sinistra è diventata aristocratica, ha paura del popolo».
È un referendum consultivo e costerà trenta milioni di euro. Non è un clamoroso spreco di denaro pubblico?
«Non costerà trenta milioni. Il voto elettronico che sperimenteremo proprio per questo referendum consentirà di risparmiare parecchio. Spenderemo meno della metà dei trenta milioni che inizialmente avevamo messo a bilancio. E poi le apparecchiature digitali che acquisteremo per il voto le lasceremo in dote alle scuole come materiale didattico. Non è una spesa, è un investimento».
La guerra col governo Renzi è ormai quotidiana. Avete anche deciso d’impugnare davanti alla Consulta la legge di stabilità.
«Questo governo non solo non ci ascolta e ci taglia i fondi, ma in più invade le competenze delle Regioni. L’ultimo caso è la vicenda del personale delle Province che noi dovremmo riassorbire. Speriamo di vincere il ricorso, ma soprattutto speriamo che la Corte non ci metta anni a pronunciarsi e che decida in pochi mesi».
Le critiche di Pisapia al referendum lombardo? La sinistra è aristocratica Ha paura del popolo