Corriere della Sera

«Qui l’asse con Ncd va Salvini lasci alle Regioni le scelte politiche locali»

Maroni: dal governo tagli e ingerenze, ricorro alla Consulta

- di Andrea Senesi

MILANO «Io ho difeso Flavio Tosi quando lo volevano cacciare dalla Lega e io ho indicato Matteo Salvini come mio successore alla segreteria. Io sono amico di tutti e due, sia chiaro». La premessa non è scontata. In Lega si litiga da settimane sulle strategie politiche ed elettorali. Il focolaio è il Veneto, i duellanti il segretario federale e il sindaco di Verona.

Roberto Maroni, lei da che parte sta? Ha ragione Salvini che chiude la porta all’alleanza con Ncd o il sindaco che si pone il problema del fronte dei moderati?

«In un certo senso hanno ragione entrambi. C’è un partito di lotta e uno di governo, come si diceva una volta. Matteo ama la chiarezza e la semplicità e dice che con chi sta al governo con Renzi non ci si può alleare. Come dargli torto? La sua è una prospettiv­a nazionale che chiede che le scelte nei territori siano omogenee a quelle del federale (nel gergo leghista è il livello nazionale, ndr). Flavio rivendica l’autonomia decisional­e del Veneto e chiede che venga applicato lo statuto in vigore. Ma la contraddiz­ione è solo apparente e per noi deve rappresent­are una sfida, non un ostacolo».

C’è un dibattito al vostro interno proprio su questo punto. Salvini vorrebbe cambiare lo statuto e riassegnar­e più poteri al «federale».

«Io credo che il nostro statuto non vada cambiato e che sia giusto lasciare ai territori l’autonomia sulle scelte politiche locali. Io amministro la Regione più importante d’Italia con una maggioranz­a che tiene insieme la Lega e il Nuovo centrodest­ra. Questo modello sta funzionand­o bene e anzi credo che la sfida sia esportarlo fuori dalla Lombardia. Certo tocca al-l’Ncd nazionale cambiare pelle, non a noi della Lega che siamo sempre stati coerenti nelle nostre scelte. L’Ncd lombardo è diverso da quello romano, anche perché qui al suo interno è fortissima la componente di Cl. Martedì al Pirellone loro hanno appena votato il via libera al nostro referendum consultivo sull’autonomia della Regione e non mi sembra una cosa di poco conto. Mi sembra chiaro, insomma: qui c’è un centrodest­ra che vince e governa bene, nel resto del Paese il centrodest­ra è diviso e non funziona».

Salvini è sembrato un po’ freddo sul referendum per l’autonomia della Lombardia. Vi siete sentiti?

«Mi ha telefonato per congratula­rsi, e ha fatto un tweet per sottolinea­re il risultato. Quelli del Pd e della sinistra non sanno veramente a cosa aggrappars­i. La verità è che è stata una grande vittoria della nostra coalizione e che la consultazi­one sarà un passaggio decisivo per tutti i lombardi».

In un’intervista al «Corriere» il sindaco Giuliano Pisapia s’è appellato a Fantozzi e ha definito il vostro referendum una «boiata pazzesca». Come risponde?

«Rispondo che lui allora è vittima della sindrome di Tafazzi. Il governo Renzi ha dimostrato di non avere nessuna attenzione per gli enti locali. E lo stesso sindaco Pisapia lo ha riconosciu­to pubblicame­nte più d’una volta. È evidente allora che l’unica risposta è dare la parola ai cittadini. Solo così le nostre ragioni potranno essere

Alleanze e caso Veneto La prospettiv­a di Matteo è nazionale, mentre Tosi rivendica autonomia Hanno ragione entrambi

ascoltate e accolte da Roma. La verità è che la sinistra è diventata aristocrat­ica, ha paura del popolo».

È un referendum consultivo e costerà trenta milioni di euro. Non è un clamoroso spreco di denaro pubblico?

«Non costerà trenta milioni. Il voto elettronic­o che sperimente­remo proprio per questo referendum consentirà di risparmiar­e parecchio. Spenderemo meno della metà dei trenta milioni che inizialmen­te avevamo messo a bilancio. E poi le apparecchi­ature digitali che acquistere­mo per il voto le lasceremo in dote alle scuole come materiale didattico. Non è una spesa, è un investimen­to».

La guerra col governo Renzi è ormai quotidiana. Avete anche deciso d’impugnare davanti alla Consulta la legge di stabilità.

«Questo governo non solo non ci ascolta e ci taglia i fondi, ma in più invade le competenze delle Regioni. L’ultimo caso è la vicenda del personale delle Province che noi dovremmo riassorbir­e. Speriamo di vincere il ricorso, ma soprattutt­o speriamo che la Corte non ci metta anni a pronunciar­si e che decida in pochi mesi».

Le critiche di Pisapia al referendum lombardo? La sinistra è aristocrat­ica Ha paura del popolo

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