I suoi operai, gli amici e la gente comune L’applauso di Alba per salutare Ferrero
Lutto cittadino, maxischermi e diretta tv per i funerali di Michele. Presenti Renzi e Prodi
Un lunghissimo applauso, l’ultimo, al papà della Nutella. In piazza Risorgimento dove, davanti alla cattedrale di Alba, migliaia di persone si sono riunite per il funerale di Michele Ferrero, i sei gradi di separazione dell’omonima teoria diventano in tanti casi uno: molti qui conoscevano la famiglia o avevano avuto qualche rapporto con l’azienda. Solo così si può comprendere il clima delle ultime 24 ore nella companytown di 33 mila persone di cui 10 mila in qualche maniera riconducibili a un legame di lavoro con il gruppo, il lutto cittadino con le sole eccezioni di pochi bar e ristoranti, la leggenda piemontese delle ultime ore secondo cui Alba risultasse non più raggiungibile in automobile da martedì.
Più delle alte uniformi, colpiscono però le molte tute da lavoro con il marchio dell’azienda che hanno fatto da corridoio umano alla salma e che, il giorno prima durante la camera ardente, avevano quasi vigilato militarescamente sul vecchio patron. Una partecipazione che sarebbe difficile definire formale. Il funerale di Ferrero ha il sapore di un evento pre Internet nonostante i quattro maxischermi sparsi per la città, racconto di un’epoca in cui al posto degli algoritmi bisognava entrare nella spesa di tutti i giorni per costruire un impero. D’altra parte i 40 milioni di risultati con cui il motore di ricerca del sapere moderno, Google, risponde alla parola Nutella, non rendono piena giustizia al peso di quel suo prodotto inventato nel 1964 e, ancora oggi, icona migrata da generazioni di padri a quelle dei figli.
Più di Google, molti ricordano la citazione colta di Nanni Moretti in «Bianca», dove la maggiore invenzione di Michele Ferrero, la crema spalmabile alle nocciole e al cacao, era il succedaneo perfetto dell’affetto che, almeno un po’, è mancato a tutti nella vita. Con Michele Ferrero, morto a Monaco a 89 anni, se ne va un innovatore, come ha voluto ricordare il figlio Giuseppe nel suo discorso, quasi contrapponendolo a un’altra figura sacra come Olivetti e la sua fabbrica intelligente. Giuseppe per il padre (parola utilizzata solo una volta, quasi a volerne sottolineare il carattere universale) ha preferito parlare di «fabbrica umana», un modello sorto qui per dare speranza, sono sempre parole del figlio, alle terre di Fenoglio.
È una storia che ricorda anche il moderno «sogno americano» ma che è tutta italiana quella di Michele Ferrero, come ha ricordato il premier Matteo Renzi intervenuto ad Alba: «Questo è il Paese in cui tutto è possibile», anche «che il figlio di un pasticciere di Alba possa dare vita a una multinazionale» mantenendo la sua radice familiare.
D’altra parte il «figlio del pasticciere di Alba» aveva anticipato nel suo approccio al mercato molti aspetti moderni, come quel maniacale perfezionismo di prodotto di cui
In migliaia
La piazza di Alba gremita da migliaia di persone per dare l’ultimo saluto al patron della casa della Nutella, Michele Ferrero
Davanti al Duomo L’omaggio a uno dei più grandi imprenditori italiani: piazza gremita per un evento che ha il sapore dei tempi precedenti a Internet
morto a 89 anni sabato scorso a Monaco: un lungo applauso ha accolto il feretro sul sagrato della Cattedrale San Lorenzo dove il funerale è stato celebrato dal vescovo, monsignor Giacomo Lanzetta. I familiari hanno ricambiato l’applauso alla piazza
da sinistra il figlio Giovanni con la moglie Paola, la nuora Luisa e la vedova Maria Franca era accreditato Steve Jobs e che Ferrero utilizzava nel campo della cioccolata, a tal punto da riuscire a fare nascere in un gigante come la Nestlé un complesso di inferiorità per i prodotti premium. Nessuna innovazione Ferrero — dagli ovetti Kinder, al Mon Chéri che richiese anche un brevetto in arabo per fuggire alle copie, fino al Rocher, clonato ça va sans dire dai cinesi — poteva arrivare sul mercato prima di essere stato provata e riprovata, cambiata e perfezionata.
In Duomo, accanto alla famiglia, alla vedova Maria Franca, al figlio Giovanni, alle nuore Paola e Luisa e ai cinque nipoti, hanno assistito alle esequie Romano Prodi, Paolo Barilla, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, il sindaco di Torino Piero Fassino, i viceministri Enrico Costa ed Andrea Olivero, l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel. Presente anche un ministro di Stato del Principato di Monaco, dove Michele Ferrero risiedeva e dove è morto sabato.
Tra i tanti prodotti nati dalla sua passione, il più noto al mondo è la Nutella, lanciata nel 1964 (l’idea — crema a base di nocciola e di cacao — era venuta al padre, ma fu lui a perfezionarla e realizzarla, cambiando la ricetta). Un anno dopo l’uscita del primo barattolo ha aperto un ufficio di rappresentanza a New York (1965)
Poco amante dei riflettori non ha mai rilasciato interviste
La Ferrero è una delle prime aziende a credere in Carosello: negli Anni 70 la campagna pubblicitaria viene affidata al personaggio del «gigante Amico», disegnato dai fratelli Pagot
Nel 1983 nasce la Fondazione Ferrero, dall’idea di Michele e Maria Franca per rinsaldare il legame tra l’azienda e i dipendenti. Nel 1997 alla guida del gruppo subentrano i figli Pietro (scomparso nel 2011) e Giovanni