I nuovi Anni Ottanta di Diesel Michael Kors: l’eleganza è relax
Renzo Rosso e il progetto a cui lavorano in 52: «I loro uffici sono blindati» Braccia quasi sempre nude: è questo il nuovo diktat newyorchese
Gli anni Ottanta secondo Diesel Black Gold by Andreas Meolbostad, stilista norvegese ma di formazione inglese — si è diplomato a Londra, al Royal College of Art — e tant’è che tutto torna. Ci sono gli anni delle giacche dalle spalle larghe e c’è il punk di Camden Town. Il tutto rivisto e corretto dai trent’anni di evoluzioni in materiali e tecniche e proporzioni. Se poi si applica al jeans la filosofia del «renzismo» — «Solo e soltanto denim premium, cioè di lusso», ripete
Contrasti Le giacche dalle spalle larghe su abitini sottoveste, chiodo e pizzo
Renzo Rosso — ecco che la collezione è più che appetitosa per quelli a caccia di novità là dove sembra sempre sia stato detto tutto. D’altronde se l’uomo ha venduto e vende nella terra dove i «cinque tasche» sono nati evidentemente il limite è ancora lontano: «Direi lontanissimo — continua lui —. Ogni anno ci spingiamo oltre perché il denim è materia incredibile». Di un miliardo e 600 milioni di fatturato, 32 milioni la nicchia di Diesel Gold: «Ma vogliamo che resti di nicchia. È sperimentazione: ci lavorano 52 persone al progetto e i loro studi sono blindati. Solo loro hanno il budget. Un gruppo scelto che mi piace vedere in competizione persino con i “rivali” di Diesel!».
Melbostad raccoglie il guanto senza fare un plissè, anzi no: le pieghe sono un suo must in sfilata. Gli Ottanta si diceva: «Perché sono gli anni che più amo — spiega lo stilista — e che sono per me fonte di ispirazioni». La traduzione in passerella è precisa, senza sfumature, per ragazze forti ed emotive: i blazer a scatola sugli abitisottoveste corti e plissettati o di pizzo e spesso decorati di metalleria industriale; bomber e tuniche e jeans stretti; canotte e bretelle; camicie bianche dal colletto sottile e pull over a coste inglese; chiodi e pizzo. Scarpe con i lacci maschili o decolleté minimali. Il nero assoluto puntualizza.
Eccentrica alla Wally Simpson, l’amante dello scandalo; modernamente minimale alla Carolyn Bessette Kennedy; estremamente elegante alla Babe Paley, una delle donne cigno di Truman Capote. È la sfilata di Michael Kors raccontata per immagini di ispirazioni dallo stilista stesso. Il riassunto di conseguenza: American Attitude. Ecco la traduzione in passerella dove glamour ed eleganza sono bene bilanciate ma soprattutto sono rilassate, mai altere («il vero chic è il relax») come avrebbe potuto essere trattandosi di icone così stellari. Kors è bravo a stemperare classicità delle linee Quaranta, midi e scivolate, con il suo imprinting sportivo: ecco la pelliccia over di volpe con il tubino di lana mohair taglio canottiera e le scarpe maschili fatte a slipper. E ancora il cappotto («il vero che capo che fa la differenza in un guardaroba femminile») damascato morbido con il collo di volpe; la completo pigiama ricamatissimo; il super pull di mohair sulla sottana midi; la mantella scozzese con la braga a uomo, il pull e la camicia; i completi bestseller che piacciono tanto alla first lady Michelle Obama con la giacchina avvitata e la gonna svasata.
Solidarietà, unità, suffragette: da Marc by Marc Jacobs cambia lo scenario perbene e qualche volta anche un po’ stucchevole di questa settimana di moda newyorchese. Luella Bartley e Katie Hillier, le due stiliste che Jacob ha voluto alla guida della sua linea giovane, alzano una voce di contestazione, di ribellione e vestono le
Ribelli Ragazze «da rivoluzione» quelle di Marc by Marc Jacobs; anfibi, borchie e baschi Pezzo unico Narciso Rodriguez pensa all’India, anche per le sue tute giocate su due colori
giovanissime modelle arrabbiate: «Ragazze da rivoluzione», il titolo. Eccole allora queste militanti vestite con abiti fintamente stracci (gonne lunghe e diritte, felpe, bomber bluse, camicie) che sono patchwork e manifesto di messaggi, appunto: solidarietà, unità… Anfibi e borchie e basco alla Che anche per la seconda parte fatta di cortissimi abiti di tulle e/o neoprene.
Con gli anni Narciso Rodriguez ha conquistato una sicurezza di stile di grande sostanza. Un minimal sofisticatissimo che non lascia nulla al caso: dalla scelta dei tessuti (i double soprattutto), dei tagli (sbiechi e geometrici), della silhouette (sottile), l’essenzialità (neppure un bottone) e dei colori (un plus di Rodriquez). L’ispirazione è un soffio leggero: i maharaja dell’India. Ecco le lunghe giacche senza maniche e collo e svasate sulle gonne midi. E poi Pezzi unici spesso come la tuta e l’abito. Le braccia nude, quasi sempre. E questo è il nuovo diktat di New York.