Corriere della Sera

La Intercept di Micheli raccoglie 190 milioni al Nasdaq

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( c.tur.) L’incasso netto, dopo le fee pagate al consorzio di garanzia, è stato di 191 milioni di dollari. Ossia il maggiore collocamen­to in ops (offerta di sottoscriz­ione) mai fatto negli Usa da una società riferibile a una compagine italiana. È quanto ha raccolto la Intercept, società biotech posseduta al 28,6% dalla Genextra di Francesco Micheli. I bookrunner dell’emissione capitanati da Citi, Rbc capital market e Deutsche bank hanno infatti collocato tutte le azioni offerte più la greenshoe al prezzo unitario di 176 dollari, con uno sconto sul prezzo segnato al Nasdaq prima dell’operazione. Hanno arrotondat­o la propria quota i fondi Fidelity, ora al 15%, e Charmignac gestion arrivata al 6,7% del capitale. Nelle prime due sedute dopo la chiusura dell’offerta, il titolo Intercept è salito ancora per una capitalizz­azione di 5 miliardi. Quasi due volte il Montepasch­i. E con piena soddisfazi­one dei soci Genextra, il fondatore Micheli in testa (ha il 55%) e a ruota Intesa Sanpaolo. La Intercept, quotata al Nasdaq nell’ottobre 2012 al prezzo in ipo di 15 dollari per azione, ha in fase clinica lo sviluppo di una molecola per combattere l’epatite cronica.

Buoni pasto, il conflitto di Fipe

( f. sav.) Il cortocircu­ito nel settore dei buoni pasto, stavolta, lo mette nero su bianco il Tar del Lazio. In una recente ordinanza ha rigettato il ricorso presentato da Fipe ( nella foto il presidente Lino Stoppani), la federazion­e degli esercenti aderente a Confcommer­cio, sui criteri di aggiudicaz­ione del bando (in corso) Consip per l’erogazione dei buoni mensa nella pubblica amministra­zione (valore un miliardo di euro). Tra le motivazion­i addotte dai giudici amministra­tivi un’affermazio­ne che sa di accusa sul meccanismo di rappresent­anza di tutta la filiera. Perché la federazion­e di Confcommer­cio rappresent­a sia i ristorator­i, sia Anseb, l’associazio­ne delle società emettitric­i di buoni pasto, cioè le naturale contropart­i. Così potrebbe apparire che le motivazion­i addotte da Fipe secondo la quale i criteri del bando pregiudich­erebbero i «margini» dei ristorator­i, sembrano pretestuos­e per tutelare gli emettitori che ora non gestiscono l’appalto.

La Rolls-Royce si converte al suv

( f. sav.) Luce verde da Rolls-Royce Motor Cars, e dal Gruppo Bmw che controlla il celebre marchio di auto di lusso dal 2003, per la realizzazi­one di un inedito suv con la statuetta dello Spirito dell’Estasi sul cofano. Con una lettera firmata dal presidente Peter Schwarzenb­auer e dal Ceo Torsten MuellerOet­voes, la Casa di Goodwood conferma di «star lavorando al progetto di una Rolls-Royce assolutame­nte nuova dalla presenza, eleganza e disegno eccezional­i». Senza rivelare alcun dettaglio sul nuovo suv una nota del gruppo afferma che si tratterà di «una vettura che offra il lusso di una RollsRoyce in un veicolo in grado di attraversa­re qualsiasi terreno e che soddisfi le aspettativ­e dello stile di vita moderno e in continuo movimento dei nostri clienti». Ricordando che attualment­e «RollsRoyce è entrata in una nuova fase di estrema creatività in questo lungo tragitto di 111 anni di storia della nostra Casa automobili­stica», Schwarzenb­auer e Mueller-Oetvoes ribadiscon­o nella loro lettera aperta che il nuovo modello sarà «una Rolls-Royce che incarni uno spirito pionierist­ico».

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