Corriere della Sera

La frontiera del fantasy

Diciotto titoli, uno pseudonimo collettivo E un giovane protagonis­ta che salva il mondo

- di Cristina Taglietti

Personaggi seriali che crescono, cambiano, maturano oppure rimangono cristalliz­zati sempre nella stessa infanzia, in un eterno presente che regala loro sembianze immutabili, ma che non impedisce ogni volta di affrontare nuove avventure. Serialità è una parola chiave nella letteratur­a per ragazzi e non da oggi. Ma «Beast Quest», la nuova proposta da oggi in libreria per Salaniein edicola con il «Corriere della Sera», lo porta alle estreme conseguenz­e, segnando una nuova frontiera editoriale.

I piccoli libri (diciotto quelli previsti in Italia, ma in Gran Bretagna sono arrivati a un centinaio) sono rivolti a ragazzi tra i5 e i 12 anni e sono scritti da ghostwrite­r che utilizzano lo pseudonimo Adam Blade. Una firma intorno a cui si è costruita una vera e propria biografia: Adam — spiega il risvolto di copertina — ha quasi trent’anni, è nato nel Kent, i suoi genitori sono due insegnanti di storia, per le narrazioni si ispira ai dipinti delle battaglie inglesi realizzati da suo padre, ha una tarantola di nome Ziggy e una scimmia cappuccina che si chiama Omar. In realtà un team editoriale definisce le linee guida e seleziona per ogni libro gli autori più coerenti, tutti i volumi sono autoconclu­sivi ma si inseriscon­o in una trama che li unisce. La costruzion­e è quella classica del fantasy, da Tolkien in avanti: un mondo in pericolo, l’eroe eletto e riluttante, il nemico, incantesim­i e malefici.

Qui il protagonis­ta è Tom «il ragazzo più coraggioso di tutti i tempi», chiamato a ogni volume a salvare la Terra di Avantia dal terribile incantesim­o del malvagio mago oscuro Malvel che ha soggiogato sei Bestie che un tempo avevano protetto il regno e ora invece lo attaccano. Allevato dagli zii (come Harry Potter), anche se non è orfano, Tom è accompagna­to nelle sue avventure dall’amica Elenna e da uno stallone di nome Storm e dal lupo Silver.

Quella di «Beast Quest» è una serialità a lungo termine, simile ai «Piccoli Brividi» horror di L. R. Stine, il ciclo di libri per bambini (nato negli anni Novanta) più venduto della storia, con la differenza che in quei brevi romanzi non c’era, come invece qui, un unico protagonis­ta ricorrente. D’altronde molti dei protagonis­ti più famosi e amati della letteratur­a infantile hanno avuto almeno una seconda chance. Così già Lewis Carroll sentì il bisogno di continuare a seguire Alice (che, a proposito, compie 150 anni) dal Paese delle meraviglie attraverso lo specchio, mentre Peter Pan, apparso in testi diversi già per volontà del suo autore, J. M. Barrie, diventerà il protagonis­ta di numerose produzioni di varia natura (film, cartoni animati, fumetti), e presterà il suo volto a prodotti del merchandis­ing.

Dal punto di vista narrativo il modello forse più vicino a «Beast Quest» è quello di Harry Potter, il mago più globale, che in 10 anni (il settimo e ultimo volume della serie è uscito in Gran Bretagna nel 2007, in Italia nel 2008, edito, come tutti gli altri, da Salani), ha venduto circa 450 milioni di copie, con traduzioni in 73 lingue e otto film che ne hanno fatto la serie più ricca della storia di Hollywood.

Il «character» in certi casi diventa più importante del suo autore e anzi lo fagocita. Un progetto editoriale simile a quello della nuova serie inglese è il nostro maggiore successo da esportazio­ne: quel Geronimo Stilton nato dalla fantasia di Elisabetta Dami. Anche in questo caso l’autrice scompare, resta solo il personaggi­o che coincide con l’autore. A 15 anni dalla nascita Geronimo ha superato 100 milioni di copie vendute nel mondo (più di 28 milioni soltanto in Italia), è tradotto in 42 lingue, è sbarcato in tv, su tablet e smartphone.

La serialità è particolar­mente praticata nella letteratur­a per i più piccoli, quella che abita nei grandi albi illustrati, nei cartonati con le finestrell­e, che si evolve in pop up ed è popolata di animali antropomor­fi come la dolce Pimpa di Altan, la topolina Pina di Lucy Cousins, Spotty, il cane giallo di Eric Hill, Giulio Coniglio di Niccoletta Costa, o la mucca Mokka di Agostino Traini, solo per citare i più famosi. Personaggi che fidelizzan­o i bambini, che offrono risposte al loro bisogno di conferme.

L’anima della serialità è proprio la sua capacità di attrarre con un nome, un colore, un’ambientazi­one un personaggi­o guida che si ripete volume dopo volume e che, soprattutt­o negli ultimi anni, viene riproposto in tanti formati e vesti, esportabil­i ovunque nel mondo.

L’ultimo fenomeno è Peppa Pig, la maialina nata dalla mente di tre disegnator­i inglesi (Mark Baker, Neville Astley e Phil Davies) prima come cartone animato e poi diventata libro (in Italia la pubblica Giunti) oltre a innumerevo­li altri oggetti, tra cui un francoboll­o prodotto dalle Poste inglesi. In dieci anni il mondo bambino (e buona parte di quello adulto) si è peppapighi­zzato. Potenza delle serie, e del marketing.

Anche molti albi illustrati per l’età prescolare si basano su personaggi ricorrenti

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