Corriere della Sera

Dall’inferno agli abissi umani Le raffinate astuzie di Satana

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sin dalla metà dell’Ottocento Lucifero, spogliato di una teofania impoverita, si annida nelle idee, prende a nasconders­i negli abissi insondabil­i dell’uomo descritti da Edgar Allan Poe. Nel Diavolo nel campanile (1840) Belzebù compare nei panni di un ometto insignific­ante e stravolge la normalità di un piccolo, sereno borgo. Nell’inno A Satana di Carducci c’è tutta l’energia di un pensiero libero, rivolto alle cose materiali — si è detto: da massone.

In Breve storia del diavolo (Castelvecc­hi), Alberto Cousté annota: «Durante il secolo XIX il demonio si ritira per preparare una strategia incentrata sulla metamorfos­i». Il demone della modernità si nasconde, si traveste, per poi ritornare e a volte torna in forma di caricatura: se ne I fratelli Karamazov (ancora Dostoevski­j!) appare a Ivàn in abiti borghesi, nel Doktor Faust di Thomas Mann (1947) tornerà a sedersi in salotto, di fronte al musicista Adrian Leverkühn. Nella novella La Madonnina di Pirandello, se ne sta «in agguato dietro il seggiolone su cui il padre beneficial­e Fioríca sedeva con Guiduccio sulle ginocchia».

Il periodo a cavallo tra Otto e Novecento ha trasformat­o il demonio in una fiction. Un «personaggi­o letterario che non turba la vita degli uomini —

Solitudine Il «Gesù tentato» di Ivan Kramskoi (1872) è alla Tretjakov di Mosca

Pioniere

Franz von Stuck, «Lucifero», 1889/1890. L’opera è custodita a Sofia, presso la National Gallery for Foreign Art. Von Stuck (1863–1928) è stato tra i fondatori, nel 1892, del movimento modernista della Secessione di Monaco Fëdor Dostoevski­j (1821-1881) ha scritto «I demoni» Thomas Mann (1875-1955) torna sul tema con «Doktor Faust» (1947) Michel Houellebec­q (1958) è autore di «Sottomissi­one» scrive Cousté — anche se li istiga ad ampliare la coscienza e a ribellarsi». Lucifero è astuto: ha capito che, se dio è morto, adesso bisogna fare leva sulle nuove aspirazion­i autarchich­e dell’uomo. Lo ritroviamo nella vena necrofila di Gottfried Benn o nell’iconoclast­ia di Giovanni Papini, il quale, nel 1953, pubblica Il diavolo, saggio nel quale auspica che se la misericord­ia di Dio è immensa, allora anche l’angelo caduto verrà perdonato. Non verrà perdonato lui, Papini, che si ritroverà il volume nell’Indice dei libri proibiti, ma ci penserà il cinema a esorcizzar­e satanasso, a cominciare dalle commedie brillanti come Harry a pezzi (1997) dove Woody Allen troverà un luciferino Billy Crystal ad aspettarlo all’inferno. Ci voleva la concretezz­a semplice di un Papa come Francesco a ricordarci che il demonio c’è eccome, che non è una leggenda.

Forse è anche per questa recente consapevol­ezza collettiva risvegliat­a dal pragmatism­o del Pontefice che oggi libri come Sottomissi­one di Michel Houellebec­q, dove si ipotizza una Francia islamizzat­a, sono capaci di destare preoccupaz­ioni, evidenzian­do (come con il luminol) quelle tracce demoniache ancora presenti nella realtà. Perché il diavolo non è nel nemico, come ci insegna la teologia. Il diavolo è nel nostro sguardo, più o meno consapevol­e. Il demone della modernità è più moderno che mai.

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