Cécile Kyenge e le scelte del Pd
Non è soltanto Cécile Kyenge a rimanere stupita e amareggiata. Quei voti ( Corriere, 7 febbraio) sono offensivi per un’intera collettività composta da persone che fin dagli Anni 80 sono impegnate nella convivenza e nel rispetto reciproco fra tutti i cittadini di questo Paese, italiani e stranieri. Il Pd ci ha sorpresi tutti, quando Enrico Letta, nell’aprile 2013, comunicando la lista dei suoi ministri, ha annunciato il nome di Cécile Kyenge come ministro dell’Integrazione. E non importa che fosse un ministro senza portafoglio. Il Pd (ed è questo il Pd coraggioso che ci piace), nominando ministro Cécile Kyenge, aveva cambiato dal giorno alla notte la fisionomia del governo italiano e proiettato nel mondo un’immagine mai vista dell’Italia, davvero bella e orgogliosa. Con quella nomina, il Pd aveva fatto una scelta culturale inequivocabile: aveva dato una risposta ferma e chiara rispetto alla politica dell'integrazione, disorientando così la Lega. E la Kyenge è una donna che sta continuando a dare filo da torcere: basta la sua sola presenza per far perder la testa ai leghisti. Solo lei ha questa capacità, questo potere di provocarli, nonostante li ignori di fatto, con il suo modo pacato di rispondere, con il suo stile di vivere la vita politica: mai una parola fuori posto, sempre risposte educate e «pedagogiche», veramente una gran signora.
Il Pd, portando la Kyenge prima al governo e