Corriere della Sera

L’INTERVISTA ARRIGO SACCHI

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Tutto è cominciato con un paio di scarpe da basket regalategl­i da papà Rudy e usate, con scarsi risultati, in un provino per una squadra di calcio della periferia pesarese: così è partita l’avventura nella pallacanes­tro di Daniel Hackett, il bad boy di Forlimpopo­li che si racconta in un’intervista a Sette, in edicola domani con il Corriere della Sera. Hackett, che alla guida dell’EA7 Milano debutterà domani nei quarti di finale di Coppa Italia, in programma a Desio, parla della sua esperienza nelle high school e nei college california­ni, delle sue passioni (MasterChef e pesca «di fiume e di lago»), del suo rapporto con il razzismo, con la religione e con la politica. E naturalmen­te della squalifica, che lo ha lasciato fermo in campionato per tutto il girone d’andata, prima della grazia che gli è stata concessa dal presidente federale Petrucci: ««Ho sbagliato, me ne sono reso conto. Qualche volta nella vita si sbaglia. Ho chiesto scusa, ai compagni, ai tifosi, all’allenatore. A tutti. È stata una lezione, per me, ma di una cosa non mi pento: anche nel mio sbagliare sento di essere stato me stesso. E questa lontananza forzata dal campo ha fatto di me un uomo migliore». Hackett racconta dei suoi tatuaggi, dal primo fatto a 14 anni all’ultimo nel periodo della squalifica, e dei dreadlock fatti ricrescere dopo che Giorgio Armani gli chiese: «Ma perché li ha tagliati?».

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