LA DERIVA DEL CARROCCIO E I CONTI CON LA REALTÀ
Colpisce la deriva istituzionale della Lega Nord, portata fino allo sgarbo gratuito nei confronti del nuovo capo dello Stato: soprattutto se viene paragonata all’atteggiamento diverso, se non altro formalmente, del Movimento 5 Stelle, che sarà ricevuto da Sergio Mattarella il 26 febbraio prossimo. È un brutto segnale, l’ennesimo, per un centrodestra che cerca di rimettere insieme i pezzi in vista delle prossime elezioni regionali: operazione acrobatica.
L’alleanza con un Carroccio che abbraccia tutti i temi antisistema, e pone come pregiudiziale il no al Ncd di Angelino Alfano, diventa un problema in più per Silvio Berlusconi. Il tentativo del leader di FI è di contrastare la strategia di sfondamento nei ceti moderati del Pd di Matteo Renzi, ricreando le alleanze del passato. Ma diventa chiaro ogni giorno di più che quella strategia è finita da tempo. Risuscitarla è una forzatura che magari in qualche situazione locale può riuscire, senza tuttavia andare oltre il patto di potere. In apparenza, i lumbard di Matteo Salvini sono immuni dalle contraddizioni berlusconiane. Hanno riscoperto le polemiche più crude sull’immigrazione: unico tema, si è corretto ieri, col quale parlerebbe con Mattarella; e trovato sponda nella destra francese di Marine Le Pen, oltre che una strana sintonia con la Russia di Vladimir Putin. Eppure, le tensioni in Veneto tra il governatore Luca Zaia e il sindaco di Verona, Flavio Tosi, in materia di candidature e di alleanze, dicono qualcosa di diverso.
Non c’è soltanto una guerra di protagonismi tra due veneti, né un riflesso antico che ora rispunta tra il movimento lombardo e la Liga. Si intravede un problema di identità e di strategia. Il dilemma è se tentare la corsa solitaria, puntando sui sondaggi incoraggianti e sulle paure dell’opinione pubblica per la crisi economica e il terrorismo islamico. Oppure fare i conti con una realtà nella quale il Carroccio negli ultimi anni ha ottenuto i «governatori» solo grazie all’asse con FI. Disdire l’alleanza è, per Salvini, un potenziale azzardo che può provocare contraccolpi nella stessa Lombardia guidata da Roberto Maroni.
E infatti proprio Maroni suggerisce per il Veneto il modello di coalizione della propria regione. Il ruolo del Ncd, su questo sfondo, viene considerato secondario rispetto all’esigenza di evitare una vittoria della sinistra renziana. L’intreccio di interessi, il mitico «blocco sociale» che nel decennio scorso ha dato voti e influenza al berlusconismo, non può essere liquidato facilmente: anche se oggi si traduce in equilibri ormai traballanti, se non superati. Presto Salvini sarà chiamato a misurarsi con esigenze di compromesso che forse spera ancora di potere eludere.
Le difficoltà L’attacco alle istituzioni da parte di Salvini mette in difficoltà l’asse con Berlusconi in vista del voto per le Regionali