Corriere della Sera

L’Italia all’Onu: pronti a ruolo guida

Allerta difesa aerea. L’Eni fa rientrare il personale

- di Marco Galluzzo ha ritirato il personale italiano dalla Libia per motivi di sicurezza. L’Italia all’Onu: pronti a un ruolo guida. Mentre l’Egitto attacca ancora l’Isis (nella foto, pickup dei jihadisti a Nawfaliyah).

L’Eni

ROMA Non vogliamo «avventure e tantomeno crociate», ma «chiediamo alla comunità diplomatic­a di aumentare gli sforzi. Dire che siamo in prima fila» nella lotta al terrorismo significa «quello che stiamo facendo nella coalizione anti Daesh in Siria e in Iraq, è il modo in cui un Paese democratic­o risponde alla barbarie, e lo fa in amicizia con la stragrande maggioranz­a della comunità islamica che rifiuta di veder sequestrat­a la propria fede».

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha fissato in questo modo, riferendo in Parlamento, la linea italiana di fronte alla crisi libica. Per il governo non sono utili accelerazi­oni, azioni militari senza una precisa cornice internazio­nale, deve comunque prima di tutto, prima di discutere di qualsiasi tipo di missione, essere ristabilit­o un minimo di unità nazionale nel Paese che fu governato da Gheddafi. Poche ore dopo durante la riunione del Consiglio di Sicurezza l’ambasciato­re italiano all’Onu, Sebastiano Cardi, ha detto: «L’Italia è determinat­a a contribuir­e alla stabilizza­zione della Libia attraverso il dialogo ed è pronta ad assumere un ruolo guida nella cornice dell’iniziativa delle Nazioni Unite». Il nostro rappresent­ante ha ribadito la condanna per l’assassinio dei ventuno copti. «Siamo anche pronti — ha continuato Cardi — a curare le ferite della guerra e a riprendere il programma di cooperazio­ne con la Libia: la popolazion­e civile deve poter toccare con mano i vantaggi della riconcilia­zione auspicata dalla comunità internazio­nale».

Gli occhi delle principali Cancelleri­e europee erano Il discorso Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ieri, a Montecitor­io, riferisce sulla situazione in Libia. Per il governo non sono utili azioni militari senza una precisa cornice internazio­nale ( Lapresse) puntati su New York: spetta infatti all’Onu cercare di rilanciare lo sforzo diplomatic­o per un salto di qualità nei negoziati fra le varie fazioni che governano e si dividono la Libia. «Mentre siamo in prima fila contro il terrorismo, chiediamo alla comunità di moltiplica­re gli sforzi per stabilizza­re la Libia», ha ribadito ieri Gentiloni, intervenen­do sia alla Camera che al Senato.

Mentre Roberta Pinotti, ministro della Difesa, ha ricostruit­o la decisione di chiudere la nostra rappresent­anza diplomatic­a in Libia: «Per mesi siamo stati gli unici a tenere aperta l’ambasciata, quando gli altri Paesi l’avevano già chiusa. L’abbiamo fatto perché avevamo rapporti importanti con i libici e c’è un sentimento di rispetto verso l’Italia. L’abbiamo chiusa in un momento in cui i rischi si sono elevati al punto che una presenza non era più utile, ma rendeva più pericoloso il lavoro dell’Italia: poteva diventare un bersaglio».

Nel salto politico dei negoziati che l’Onu sta cercando si discute anche di un nuova figura di mediatore per conto delle Nazioni Unite. Finora lo spagnolo Bernardino León ha ottenuto risultati insufficie­nti.

Roberta Pinotti, rispondend­o ad una domanda di Repubblica. ha detto ieri che l’ex premier Romano Prodi «conosce bene la situazione libica ed è una persona che per l’esperienza politica che ha avuto conosce perfettame­nte l’Africa e ha avuto rapporti con la Cina e la Russia. Potrebbe sicurament­e essere utile e centrale. Appoggiamo León ma c’è la necessità e siamo consapevol­i che si debba salire di livello», anche se «le scelte degli uomini saranno condivise», ovviamente in sede internazio­nale. La Pinotti in un tweet aggiunge: «Prodi figura importante, ma il governo si muove con efficacia e autorevole­zza sul piano internazio­nale». Un concetto che sembra riprendere anche Massimo D’Alema: «Prodi è uomo di prestigio, ma un inviato dell’Onu c’è e noi abbiamo in dovere di sostenerlo».

Ma su un suo presunto coinvolgim­ento, o sul fatto che Palazzo Chigi abbia già potuto chiedergli una disponibil­ità, ieri è intervenut­o lo stesso Prodi, dicendo di non «aver mai ricevuto alcun accenno alla Libia né dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, né da nessuno dei suoi collaborat­ori». Poco prima che iniziasse la sessione dedicata alla Libia al Palazzo di Vetro, l’Egitto ha chiesto la revoca dell’embargo delle armi al governo libico di Tobruk ed ha rinunciato a chiedere alle Nazioni Unite una missione militare contro i jihadisti. Lo ha precisato il ministero egiziano degli Esteri. Nella bozza di risoluzion­e che i Paesi arabi presentera­nno tramite la Giordania (membro non permanente del Consiglio di Sicurezza) «non c’è alcuna richiesta di intervento militare straniero», precisa il comunicato del ministro.

La carta Prodi L’ipotesi di un ruolo per Prodi nella crisi D’Alema: un negoziator­e esiste già Mentre siamo in prima fila contro il terrorismo, chiediamo alla comunità internazio­nale di moltiplica­re gli sforzi per stabilizza­re la Libia Quello che stiamo facendo nella coalizione anti Isis in Siria e in Iraq, è il modo in cui un Paese democratic­o risponde alla barbarie

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