Corriere della Sera

Licenziame­nti collettivi verso il dietrofron­t

Licenziame­nti collettivi verso l’esclusione dal Jobs act. Domani via libera ai decreti attuativi

- di Lorenzo Salvia

Nessun taglio alla durata massima dei contratti a termine più flessibili, quelli senza causale. E la concreta possibilit­à che ai licenziame­nti collettivi non si applichino le nuove regole, che riducono lo spazio del reintegro nel posto di lavoro, ampliando quello per l’indennizzo economico. Dopo un’altra giornata di incontri, sul Jobs act il pendolo politico si è fermato qui. Potrebbe oscillare ancora fino a domani, quando in Consiglio dei ministri tornerà per il via libera definitivo il decreto attuativo sul nuovo contratto a tutele crescenti e arriverà quello che dovrebbe ridurre il precariato.

Sui contratti a termine è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ad uscire allo scoperto durante l’incontro con sindacati e associazio­ni degli imprendito­ri: «Il limite massimo di durata resterà a 36 mesi». A prima vista sembra una non notizia, visto che non ci sono modifiche. Non è così. Più volte il governo aveva detto che la durata sarebbe stata ridotta da 36 a 24 mesi, per evitare che il contratto a termine faccia concorrenz­a a quello nuovo a tutele crescenti, che altrimenti rischiereb­be una falsa partenza. Ma alla fine dovrebbe prevalere un’altra esigenza: la durata dei contratti a termine era stata allungata nemmeno un anno fa dallo stesso governo Renzi. Fare marcia indietro confermere­bbe l’immagine di un Paese dove le regole cambiano in continuazi­one, il che non incoragger­ebbe chi vuole investire.

Per il gioco dei vasi (politici) comunicant­i, però, non frenare sui contratti a termine rende necessario un intervento a favore della minoranza Pd. Specie dopo che lo stesso premier Matteo Renzi aveva detto che sul lavoro si sarebbero viste cose «un po’ più di sinistra». Per questo è possibile che i licenziame­nti Resterà di 36 mesi la durata massima dei contratti a termine più flessibili, quelli senza causale. Sembra archiviata l’ipotesi di ridurla a 24 mesi, per indirizzar­e le imprese verso il contratto a tutele crescenti, operativo dai primi di marzo. collettivi vengano sottratti alle nuove regole che danno la precedenza all’indennizzo rispetto al reintegro. Proprio questa è la richiesta delle commission­i Lavoro di Camera e Senato. I loro pareri non sono vincolanti, ma uguali e quindi difficili da ignorare. «Il Consiglio dei ministri prenderà la sua decisione», dice prudente Poletti. Manca ancora, invece, e rischia di non arrivare in tempo, il parere delle commission­i Bilancio su un altro decreto, I licenziame­nti collettivi potrebbero essere esclusi dalle nuove regole che riducono le possibilit­à di reintegro nel posto di lavoro a favore dell’indennizzo. La decisione finale sarà presa solo venerdì durante il Consiglio dei ministri Stop a nuovi co.co.pro. Per le collaboraz­ioni scatterà la presunzion­e relativa: quelle fasulle saranno trasformat­e in contratti subordinat­i. Agli autonomi «economicam­ente dipendenti» saranno estese malattia e maternità quello per la Naspi, l’assicurazi­one per l’impiego. Con il rischio che, per garantire le risorse necessarie, scatti il solito aumento delle accise oppure si riducano le prestazion­i.

C’è poi il capitolo precari. Al di là della girandola dei nomi, saranno assunti con il nuovo contratto a tutele crescenti quei precari il cui carattere autonomo è fittizio, e cioè quando il rapporto è struttural­mente organizzat­o e l’opera è prestata a titolo personale. Agli altri, invece, saranno estesi diritti oggi riservati ai dipendenti, come la maternità e la malattia, con l’aggiunta della certezza nei tempi di pagamento. Ma solo se rispettera­nno tre requisiti: guadagnare meno di 1.500 euro netti al mese, avere un contratto che dura più di un anno e prendere dallo stesso datore di lavoro almeno tre quarti del reddito. Ci sono poi altri interventi come l’abolizione degli associati in partecipaz­ione. Deluse la Cgil, che non esclude il referendum abrogativo, e la Uil («la montagna ha partorito il topolino»), mentre la Cisl apprezza il riordino dei contratti. Soddisfatt­a Confcommer­cio: «Il governo ha recepito le nostre preoccupaz­ioni», dice il direttore generale Francesco Rivolta.

lorenzosal­via

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy