FARE IL MURATORE DOPO I 65 ANNI
Dai manovali con partita Iva all’età che si alza nei cantieri. L’altra faccia della crisi nell’edilizia
Si sono davvero dimezzati gli infortuni sul lavoro o è un’illusione statistica? Molti incidenti, per i sindacati, non sono denunciati e l’età media dei muratori morti si sta alzando.
sono saliti del 16 per cento!
Con la recessione il mercato italiano del mattone si è ristretto enormemente (dal 2008 si è perso il 49 per cento delle ore lavorate e il 45 per cento degli addetti), le sette-otto grandi imprese ormai fatturano più del 70 per cento all’estero e l’unico segmento che ha continuato a dare occasioni di lavoro all’interno è stato quelle delle ristrutturazioni delle abitazioni private, grazie agli incentivi governativi. Questo tipo di interventi è coperto per la stragrande maggioranza dei casi da piccolissime imprese, che in genere hanno una struttura composta da pochissimi dipendenti in regola e il resto in nero.
«La destrutturazione del settore passa anche attraverso la sostituzione, nell’amministrazione dell’azienda, del tradizionale ruolo dell’imprenditore — spiega Massimo Trinci, presidente della Feneal Uil —. A guidare de facto le aziende sono dei consulenti esterni che sovraintendono minuziosamente a tutte le operazioni delle piccole ditte usando tutte le scappatoie. Una volta inventano il part time dei muratori, come è accaduto fino al 2010, e la volta dopo spingono i dipendenti ad aprire la partita Iva pur di conservare un posto già a rischio».
In questo modo portano a casa i frutti di una mezza evasione contributiva sia dell’impresa sia del lavoratore e vanno a complicare la situazione previdenziale degli operai più anziani, che a causa dei periodi di vuoto tra la chiusura di un cantiere e l’apertura di un altro sono costretti a rimanere in attività oltre i 65 anni.
Dal 2000 a oggi non c’è stato nessun ingresso di giovani, almeno nel Centro Nord, e i vuoti sono stati riempiti, più che in altri Paesi europei, da lavoratori stranieri. Egiziani e rumeni a Milano, serbi e croati nel Nord Est e soprattutto rumeni a Roma, grazie a un trattato bilaterale che preesisteva allo stesso ingresso di Bucarest nella Ue. Nelle liste delle casse edili spuntano anche 5 mila moldavi e, come detto, gli stranieri con partita Iva sono più di 200 mila e ad aiutarli nelle pratiche sono i soliti consulenti-intermediari. Aggiunge Trinci: «Se dai dati generali passiamo in rassegna quelli riferiti all’inquadramento professionale dei dipendenti in regola viene fuori che il 35 per cento è fermo alla prima qualifica, quella di manovale. Questa percentuale tradizionalmente viaggiava attorno al 20 per cento e dimostra come le imprese quando assumono lo fanno solo nella fascia bassa».