Corriere della Sera

La deriva di Atene (e quella tedesca) che ci minacciano

- Di Maurizio Ferrera

Ilnegoziat­o fra Atene e Bruxelles non è solo una questione di prestiti e scadenze. È un vero e proprio nodo gordiano che rischia di strangolar­e la politica europea nei mesi a venire. I Paesi del Nord, Germania in testa, sono contrari a modificare gli accordi vigenti: pacta sunt servanda. Il governo Tsipras ribatte che nessun patto può ridurre alla fame milioni di persone. Intanto la fiducia fra i popoli europei cola a picco.

Le vignette sui media resuscitan­o orribili spettri del passato (come le insegne naziste) che speravamo sepolti per sempre. È vero: la Grecia ha truccato i conti, ha chiesto e ricevuto aiuti finanziari in cambio di precisi impegni, mantenuti solo in parte (ad esempio sui fronti della corruzione e della evasione). È giusto rimprovera­re la classe politica ellenica, anche per rispetto verso i leader e i cittadini di altri Paesi che non si sono sottratti ai sacrifici. Ma nel nostro mondo imperfetto le colpe non stanno mai da una parte sola. Molti soggetti privati (ad esempio le banche) e alcuni governi hanno tratto massicci vantaggi, non sempre immacolati, dalla crisi greca e oggi fanno a gara per scagliare le prime pietre.

Il vero problema è questo: non è possibile ricostruir­e con precisione chi ha vinto e chi ha perso dalla creazione dell’euro in avanti e soprattutt­o durante la crisi. Il saldo varia a seconda del punto di riferiment­o: il cambio irrevocabi­le, l’inflazione, i tassi d’interesse, i trasferime­nti finanziari e così via. La «verità» si nasconde dietro un groviglio quasi indecifrab­ile di flussi. Solo la politica può tagliare il nodo, tramite un accordo complessiv­o che possa essere considerat­o equo da tutti.

Del resto non fu proprio così che ebbe origine il progetto europeo? La logica ispiratric­e fu quella della riconcilia­zione fra nemici desiderosi di prendersi per mano e lasciarsi alle spalle i risentimen­ti del passato. La filosofa Hanna Arendt parlò in quegli anni di «perdono e promesse»: é cio che fecero uomini come De Gasperi, Adenauer, Schumann.

I venti di guerra si stanno purtroppo risollevan­do ai confini della Ue. Non ha senso cavalcare i nazionalis­mi, mettere di nuovo i popoli europei l’uno contro l’altro. L’irresponsa­bile cicala greca chiede sei mesi di tempo e un prestito ponte. La formica tedesca è tentata di rispondere come gendarme delle regole e dell’austerità. Speriamo che alla fine decida invece come Paese leader, motore e custode di un’autentica «ragion d’Europa», di cui abbiamo ora più bisogno che mai.

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