Quelle scuse solo a metà arrivate tardi
Quello che è successo ieri, in una delle piazze più belle di Roma e del mondo, è impressionante. Ma lo è stata ancora di più la reazione da parte delle autorità olandesi e della squadra degli autori del disastro. Nonostante le evidenti responsabilità, le scuse delle autorità sono arrivate tardive; quelle della squadra non sono neppure pervenute.
Quello che è successo ieri, in una delle piazze più belle di Roma e del mondo, è impressionante. Ma ancora più impressionante è stata la reazione delle autorità olandesi e della dirigenza del Feyenoord, i cui hooligan hanno compiuto il disastro cui abbiamo assistito.
Non c’era dubbio sulla responsabilità dei tifosi olandesi. Eppure si è dovuto aspettare il primo pomeriggio, con piazza di Spagna devastata, per avere una nota dell’ambasciata che finalmente parlava di «Black block della tifoseria » che si sono «ubriacati in modo vergognoso ed hanno avuto un comportamento disdicevole». Nelle ore precedenti, invece, dopo gli scontri di Campo de’ Fiori, un silenzio quasi infastidito. E neppure in serata erano giunte le scuse della società.
Certo, restano le domande sulla gestione dell’ordine pubblico, non solo da parte italiana. I tifosi del Feyenoord sono tra i più violenti d’Europa, spesso protagonisti di incidenti gravissimi: come la devastazione della città e dello stadio di Nancy nel 2006, che costò al club l’esclusione dalla coppa Uefa. Quando lo scorso 15 dicembre fu sorteggiata la partita Roma-Feyenoord, sarebbe dovuto scattare l’allarme rosso. Le scene che abbiamo visto in queste ultime 48 ore, invece, mostrano drammaticamente come questo non sia successo.
La sensazione è che le forze dell’ordine — italiane e olandesi — siano state sorprese dagli eventi e non abbiano messo in atto un’adeguata attività di prevenzione per evitare che gli hooligan olandesi raggiungessero senza problemi Roma. Ma per le autorità olandesi questa responsabilità è aggravata dalla conoscenza dei tifosi vandali.
Ora è il tempo delle scuse, che ci sono dovute. E poi, per evitare altri «sacchi di Roma», senza invocare come sempre il perfetto «modello inglese», si potrebbe iniziare dal «modello polacco». Semplice ma efficace, come ricordano i tre tifosi laziali arrestati a Varsavia nel novembre 2013 e scarcerati dopo mesi: erano stati condannati per episodi molto, ma molto più leggeri di quelli di ieri.