Corriere della Sera

Armatori e costruttor­i sono già spariti I forzieri delle banche adesso sono vuoti

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nel 2012 poco sopra 150 miliardi. Da allora era rientrata appena una decina di miliardi, segno che la fiducia sulla tenuta del sistema non era mai davvero tornata.

I centri studi delle banche commercial­i greche valutano in più o meno 150 miliardi il nocciolo duro dei depositi necessari per far funzionare il Paese. Sotto questo livello chi usa le carte di credito rischia costanteme­nte il rosso e chi deve pagare le tasse o gli stipendi ai dipendenti non avrebbe più fondi trasparent­i al momento del bisogno.

L’ultimo dato ufficiale è di dicembre: meno 2,4% rispetto a novembre fino a 160,3 miliardi complessiv­i. In gennaio si pensa a un’emorragia ulteriore di 10 miliardi (fino a toccare il teorico «fondo» di 150), ma i più pessimisti immaginano un dissanguam­ento anche di 20 miliardi.

Paradossal­mente, però, i soldi greci in fuga sono un’arma negoziale in più per il premier Alexis Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Tutta colpa (o merito) di un meccanismo chiamato «Target 2» e denunciato sul Financial Times dall’economista tedesco Hans-Werner Sinn. Quando nell’area euro si spostano dei capitali, la Banca centrale europea concede liquidità alle banche del Paese che subisce l’esborso. Prestiti temporanei in attesa di un naturale riequilibr­io. Per la Grecia, privata di altri accessi finanziari fino al termine delle trattative, però il tetto è stato elevato a 65 miliardi. Se Atene dovesse fallire, dice Sinn, sarebbero tutti soldi persi. Solo per il Target 2, l’eventuale Grexit costerebbe agli italiani 11 miliardi.

Quel «fido» automatico andrebbe abbassato, secondo l’economista tedesco, a 42 miliardi e la fuga dei capitali interrotta. Per i greci il corallito potrebbe arrivare non solo dal loro governo, ma anche da Berlino.

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