La chiarezza dell’Eurotower e i toni formali della Fed
Le parole sono importanti. Un concetto ben noto alla Federal Reserve che però da ieri è diventato cruciale anche per la Banca centrale europea (Bce). L’istituzione guidata da Mario Draghi si è infatti allineata con quella condotta da Janet Yellen non solo per il lancio del «Quantitative easing», ma anche per la pubblicazione dei verbali delle riunioni. E il linguaggio semplice, diretto e senza fronzoli della Bce è stato apprezzato dai mercati finanziari.
Verbale contro resoconto. Le differenze fra Fed e Bce iniziano subito, dal nome scelto per la diffusione di quanto detto nei vertici. Per la Yellen si deve usare l’istituzionale «verbale», cioè minute, mentre per Draghi va bene l’informale «resoconto» o account. E come spesso accade nell’universo finanziario è meglio evitare le ingessature date dalle formalità, che possono essere frutto di interpretazioni non corrette da parte degli agenti economici. Ne sa qualcosa la Fed, che due giorni fa ha pubblicato i suoi rapporti e ha innervosito gli investitori, che si attendevano un segnale netto su quando saranno rialzati i tassi d’interesse. Per adesso, la Bce è sembrata più unita di ciò che sembrava. In particolare, come ricordano gli analisti di J.P. Morgan, è da apprezzare la totale franchezza nelle negoziazioni sull’avvio del Qe: «Sono state dure, ma oneste». Ciò che serviva all’eurozona.