Corriere della Sera

FI, in Puglia rivolta a favore di Fitto Berlusconi: restiamo opposizion­e

Tensioni Brunetta-Romani. Il leader: se c’è chi cerca il segretario pd a nome mio, sbaglia

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«Io non ho cercato Renzi. Questo sia chiaro». E «se qualcuno s’è messo in contatto con Renzi a nome mio, quel qualcuno ha fatto male i conti. Non c’è nessuna riapertura sul fronte del patto del Nazareno. Siamo all’opposizion­e e qui rimaniamo». Non gli ultimi risvolti processual­i del caso Ruby, che lo lasciano amareggiat­o. Non il nodo delle alleanze alle Regionali, che è il dossier a cui sta dedicando la maggior parte del suo tempo. E nemmeno l’ennesima giornata di passione di Forza Italia, quella in cui la saga della guerra con Raffaele Fitto si arricchisc­e di un nuovo capitolo, la stessa in cui si arriva allo scontro frontale tra Renato Brunetta e Paolo Romani. Nulla di tutto questo. Perché, prima dell’ora di cena, il pensiero principale di Silvio Berlusconi è un altro. E cioè come marcare le distanze non solo dall’inquilino di Palazzo Chigi, ma anche da chi — a sentire quello che si mormora ad Arcore — starebbe lavorando a una «trattativa» che ha come unico obiettivo quello di riavvicina­re le posizioni tra Pd e Forza Italia.

Più d’un esponente di Forza Italia, quando Berlusconi evoca il «qualcuno» che potrebbe «essersi messo in contatto con Renzi», pensa a Denis Verdini. Era lui l’uomo del raccordo tra Arcore e Palazzo Chigi, è lui il dirigente politico che negli ultimi giorni passa le sue giornate chiuso nel suo ufficio a piazza San Lorenzo in Lucina. Adesso, che ci sia o meno lo zampino del senatore toscano, un abbozzo di «trattativa» che possa riavvicina­re Pd e FI è spuntato. E riguarda la legge elettorale. Stando a fonti di entrambi gli schieramen­ti, l’esca che la maggioranz­a potrebbe sottoporre a Berlusconi rimanda a una modifica dell’Italicum che possa andare incontro ai desiderata forzisti. Quale? Non il ritorno al premio di maggioranz­a alla coalizione, visto che Renzi non abbandoner­ebbe mai il premio alla lista. Bensì, dice uno tra i parlamenta­ri più vicini al dossier, l’ipotesi di introdurre nell’Italicum «l’apparentam­ento tra più liste al ballottagg­io», come per i sindaci. Un modo che potrebbe consentire a Lega e FI di allearsi al secondo turno qualora uno dei due lo raggiunges­se.

L’offerta sembra allettante. Tanto che i berlusconi­ani più trattativi­sti — da Denis Verdini e Gianni Letta — potrebbero usarla per provare a convincere l’ex premier a ricucire la frattura con Renzi. Cosa di cui, almeno per adesso, Berlusconi non vuol sentir parlare. «Non parlo con Matteo», ripete l’uomo di Arcore mentre Maria Elena Boschi — dal salotto di «Porta a Porta» — continua a rispondere che «andremo avanti a maggioranz­a». Ma non c’è solo il fronte Renzi. Dentro FI, la sfida con l’area di Fitto ha ormai superato il livello di guardia. All’indomani della decisione di commissari­are il partito in Puglia, i coordinato­ri provincial­i si sono dimessi in massa per solidariet­à con l’europarlam­entare. E il commissari­o regionale nominato da Arcore, Lugi Vitali, ha avvertito via sms «i consiglier­i» che la partecipaz­ione alla convention fittiana di domani «potrebbe rappresent­are un problema per la ricandidat­ura». Dalla guerra di posizione s’è passati alla guerra sul campo. Con Fitto che tiene duro e Berlusconi che non retrocede.

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