Corriere della Sera

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- Ilaria Morani

cru. Il gruppo più consistent­e è toscano. C’è Badia a Passignano della famiglia Antinori, nel Chianti Classico, con un monastero che custodisce 2.000 barrique per affinare le uve di 56 ettari di Sangiovese. Poi Carpineto di Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo: l’azienda è nata dal loro incontro negli Anni 70, e dall’idea di svecchiare l’immagine del Chianti Classico. E a Montalcino Luce della Vite guidata da Lamberto Frescobald­i, presidente di Marchesi de’ Frescobald­i: era nata da un patto con Robert Mondavi, california­no, figlio di emigrati marchigian­i. I Mondavi hanno lasciato, Lamberto porta avanti l’idea di Luce, l’unione raffinata di Sangiovese e Merlot.

Dall’Umbria si smarca Tabarrini, con il giovane Giampaolo che ha imposto il suo Sagrantino, a Montefalco.

Due le cantine pugliesi: la prima della famiglia veneta Zonin, proprietar­ia di Masseria Altemura, arrivata nel Salento per «produrre vini mediterran­ei di grande qualità». Primitivo, Fiano, Negramaro, Aglianico sono coltivati in 130 ettari. La seconda è Masseria Li Veli della famiglia Falvo che punta (nella Cellino San Marco di Al Bano) sull’equilibrio tra vitigni autoctoni e taglio moderno dei vini.

Azienda famigliare anche la D’Angelo, con il giovane Rocco, giovane che segue il monito di Orazio: «Non piantate alcun albero prima della Sacra Vite». Con questa linea, si dedica ai vini austeri del Vulture. Un posto l’ha conquistat­o Alessandro Dettori che mette il carattere della Sardegna in bottiglia. La zona è di grande bellezza, Badde Nigolosu (Sassari): Cannonau e Vermentino che stupiscono.

Infine la Sicilia, o meglio l’Etna: con Giuseppe Benanti, uno dei primi a credere nella potenza dei vini del vulcano. È un punto di riferiment­o per tutti, tra Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese. E con Andrea Franchetti dell’azienda Passopisci­aro, a Castiglion­e di Sicilia, che ha scoperto i mille volti, da contrada a contrada, del Nerello Mascalese che arriva dalla terra con la lava. marzo è il giorno della inaugurazi­one del Vinitaly, che si svolge a Verona. Il «salone» del vino si concluderà il 25 marzo La pasticceri­a «Konstandin­idis», di cui Nikolaos G. Neroladaki­s (nella foto di Marcello Fauci) è chef e proprietar­io, è un salotto nel centro di Atene. Sulla sinistra si trova un pianoforte, sulla destra e al centro dei tavoli di legno antico completame­nte ricoperti di dolci e biscotti dall’aspetto gustoso. Dietro al bancone, il laboratori­o — enorme — è senza pareti: una grande cucina, dove i pasticcier­i sembra danzino seguendo le note del pianista. Così Nikolaos, famoso pasticcier­e greco (anche per i suoi numerosi programmi televisivi), ha concepito il suo regno. Dal venerdì alla domenica per 8 ore ininterrot­te un talento musicale accompagna chef e clienti, rigorosame­nte in coda, perché qui c’è il miglior gelato greco (che nell’ultima competizio­ne europea ha anche battuto gli italiani) e i perfetti dolci della tradizione. Nikolaos, 44 anni, ha iniziato la sua carriera nel ristorante aperto da un famigliare in Germania, ed «è curioso, spiega, che proprio il Paese che mi ha insegnato ad accendere i fornelli ora mi stia stringendo la cinghia attorno al collo». La torta Millefogli­e è la sua specialità, una meraviglia ricoperta e ripiena di densa crema bianca; il Galaktobou­reko, i Kadaif e la Kserotigan­a i dolci più richiesti, il gelato è il fiore all’occhiello e il marchio è in via d’esportazio­ne. «Per noi crisi significa anche possibilit­à. Ci ha messo in ginocchio, ci ha lasciato senza casa, lavoro, in mezzo alla strada. Molti miei colleghi chef lavorano solo d’estate sulle isole, oppure sono all’estero. Ma si può fare qualcosa anche da qui». Soprattutt­o ora, «che il nuovo governo di Alexis Tsipras ci ha insegnato il significat­o della parola speranza». In sei Paesi stanno iniziando i lavori per l’apertura di nuove pasticceri­e «Konstandin­idis»: a Londra, Istanbul, Berlino, Mosca, Manhattan e Parigi. Un po’ il simbolo delle stesse ricette greche, stessi prodotti utilizzati (e la maggior parte delle materie arriva dall’Italia). Soprattutt­o il gelato partirà per l’estero: «In Grecia non è normale produrlo durante l’inverno, in molti ci hanno deriso. Ma siamo partiti dal 2004 con una tonnellata di gelato all’anno per sei negozi, e nel 2014 siamo arrivati a 9 negozi e 100 tonnellate di gelato». E se gli si chiede di scegliere un maestro, il miglior gelataio del mondo, lui non ha dubbi: «Pantaleo Gesmundo, pugliese, il suo gelato è un sogno».

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