Porti, sciopero nazionale il 6 marzo I sindacati contro la liberalizzazione
No alle riforme allo studio del governo: «Lavoratori tenuti all’oscuro»
Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha annunciato che il testo della riforma dei porti sarà pronto a inizio marzo ma ad aspettarlo, in banchina, troverà i lavoratori portuali in sciopero e gli scali semiparalizzati. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per il 6 marzo uno sciopero nazionale contro i ritardi della riforma e contro il modus operandi di Lupi («ci ha tenuti all’oscuro dei punti chiave del suo testo, non ne sappiano ancora niente» hanno accusato i sindacalisti).
Nel mirino però c’è soprattutto il ddl dal profetico nome «Concorrenza» messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico che spinge sull’acceleratore della liberalizzazione dei servizi e del lavoro portuale: un ddl che sembra fare — appunto — concorrenza a quello che sta preparando Lupi, con due ministeri in dirittura d’arrivo sullo stesso argomento. All’odierno Consiglio dei ministri avrebbe dovuto approdare il ddl del Mise. Una confusione che ha irritato non solo i sindacati che si oppongo alla deregulation sulle banchine ma anche le autorità portuali e lo stesso Lupi che ha rivendicato al suo ministero la parola ultima della riforma. «È preoccupante — scrivono i sindacati — la diatriba di competenze tra ministero dei Trasporti e Mise. Il sistema di regole vigente nei porti va mantenuto in quanto garantisce qualificazione del lavoro e sicurezza. Se la proposta di legge sarà un regalo alle lobby ci sarà una stagione di conflitti». Stagione che si apre con lo sciopero del 6 marzo: qualunque sia l’accordo finale tra Lupi e Guidi milioni sono i passeggeri che si imbarcano ogni anno nei principali 30 porti italiani, con i maggiori movimenti negli scali di Napoli e Messina milioni di tonnellate le merci movimentate all’anno, quasi metà del totale appannaggio dei porti di Gioia Tauro, Genova, Trieste e La Spezia il governo si è posto l’obiettivo di modificare proprio quel «sistema di regole» che il sindacato difende. «Il cambiamento — ha detto recentemente Lupi — è necessario, di conservazione si muore». Sul tavolo c’è la liberalizzazione dei servizi portuali, oggi soggetti a rigidità e regolati da tariffari, la modifica dell’art. 17 che disciplina il lavoro delle compagnie portuali (di fatto, la sua abrogazione) e lo stesso sistema di governo dei porti attraverso le Autorità. Le Authority sono troppe e l’ipotesi di un’agenzia nazionale si sta facendo avanti da più parti. Tutti i soggetti interessati, dai sindacati agli operatori portuali ai ministeri, concordano sul fatto che non c’è più tempo da perdere se si vuole contenere la concorrenza dei porti del Nord.