La vicenda
Metroweb, la società della rete controllata dal fondo F2i e partecipata da Fondo Strategico, era nelle mire di Telecom Italia. Il board del gruppo delle telecomunicazioni ha deciso di desistere dal presentare una lettera di intenti erano concentrate tutte le attività televisive del gruppo telefonico: dalle frequenze di La7 (assegnate nel 2013 al gruppo Cairo) alla quota di maggioranza di Mtv (ceduta all’americana Viacom). Ora il titolo di Telecom Italia Media è poco liquido (mercoledì veniva scambiato a 1,05 euro per azione, in linea con la valorizzazione borsistica della casa madre che ne detiene il 77,7% delle quote) e annovera tra i suoi asset soltanto «Persidera», la joint-venture con il gruppo Espresso che ha consentito la creazione di cinque multiplex del digitale terrestre. L’operazione prevede per i soci di minoranza di Ti Media un concambio in titoli (con possibilità di recesso all’attuale prezzo di mercato) di 0,66 azioni ordinarie di Telecom Italia di nuova emissione per ogni azione ordinaria di Ti Media e 0,47 azioni di risparmio Vertice Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, che oggi presenta a Londra il nuovo piano industriale focalizzato sugli investimenti della casa madre per ogni titolo della stessa categoria della media company. Le ragioni della fusione sono almeno due: la scarsa liquidità del titolo unito alla volontà di razionalizzare la struttura societaria del gruppo, e l’intenzione di dare più valore a Persidera, dopo lo stop alla sua cessione a metà gennaio per offerte ritenute non soddisfacenti. Sul fronte societario da registrare il commento di Tarak Ben Ammar, consigliere di amministrazione di Telecom Italia in procinto, sembra, di entrare nel board del colosso Vivendi. Circa l’interesse di fondi di private equity esteri al dossier di quella che è ormai a tutti gli effetti una public company Ben Ammar ha replicato definendola una fantasiosa ricostruzione: «E’ Disneyland».