Neurologo
nel modo più ricco, profondo, produttivo possibile».
Lo scrittore cita ad esempio uno dei suoi filosofi preferiti, David Hume che, avendo scoperto, a 65 anni, di avere un male incurabile scrisse, in un solo giorno, un breve testo, «My Own Life», la mia vita. Anche Sacks lo ha fatto, anche se non in un giorno: in primavera uscirà la sua autobiografia, diversi altri titoli sono già quasi completati.
D’altronde, continua nell’editoriale, «mi sento intensamente vivo e spero, nel tempo che mi rimane, di approfondire le mie amicizie, di dire addio a coloro che amo, di scrivere e anche di viaggiare se ne ho la forza, di continuare a capire e Oliver Sacks ( è nato a Londra nel 1933. È autore di numerosi libri, tra cui e tutti tradotti in Italia da Adelphi capirmi». Non c’è più tempo per l’inessenziale, spiega. «Presto potrei non essere più in grado di guardare il telegiornale, seguire la politica o le discussioni sul riscaldamento globale». Non è indifferenza la sua, ma distacco. « Gioisco quando incontro giovani dotati, anche quello che mi ha fatto la biopsia e diagnosticato le metastasi. Sento che il futuro è in buone mani».
Non nega di avere paura Sacks, ma scrive che il suo sentimento più forte è la gratitudine. «Ho letto, viaggiato, pensato, scritto. Ho avuto un rapporto con il mondo, quel rapporto speciale che hanno gli scrittori e i lettori».