Corriere della Sera

In una discarica di Tokyo sono diventato un designer falegname

Mauro Mori e le sue ispirazion­i nate in giro per il mondo

- Lauretta Coz

utto è iniziato su una spiagg i a d e l l e Seyc h e l l e s , anzi no, i n una discarica di Tokyo». Si racconta Mauro Mori, cinquant’anni, designer/falegname/ artista. Racconta la sua vita di sogni e sacrifici: «Avevo vent’anni, poca voglia di studiare e Parma, dove ero cresciuto, mi andava stretta. Ho iniziato a fare il vagabondo in giro per il mondo afferrando sul momento i lavori più disparati». Bella presenza, sorriso aperto, ha i primi ingaggi nel mondo della moda come modello. «Un mondo a cui non sono mai appartenut­o, che non amo, ma che per anni mi ha dato la possibilit­à di girare il mondo e capire la mia vera passione: creare con le mani oggetti, arredi, sculture. Lavorare il legno ma non solo, anche scoprire la bellezza del riuso, del recupero». A Tokyo, dove rimane alcuni mesi, inizia in un deposito di robivecchi a recuperare materiali: « Ogni giorno ero lì, a curiosare fra il materiale ammassato, curioso e con una gran voglia di sperimenta­re». Crea le sue prime sedute, imponenti, massicce, un design primitivo. «Talmente ingombrant­i e pesanti che non potevo permetterm­i di trasportar­le in Italia, e sono rimaste là.

Mesi dopo Giampaolo Barbieri, uno dei più grandi fotografi italiani, amato dalla moda e dallo starsystem lo invita alle Seychelles, dove stava costruendo il suo buen ritiro: «Dietro la casa in costruzion­e erano stati tagliati numerosi alberi di Albizia Rosa, un mattino ho preso in mano la motosega e ho iniziato a tagliare i tronchi. È iniziata così la mia ricerca sulle forme, sull’importanza del vuoto, dove il togliere diventa l’essenza stessa del lavoro. Costruivo sedie, poltrone, panche, molte utilizzate per la casa in costruzion­e. Per caso avevo scoperto la mia passione, il lavoro che volevo fare. E per caso, una giornalist­a di passaggio visti i miei lavori mi convinse a riempire un container e portarli a Milano, dove avrei potuto venderli. Mesi di lavoro, trovare una casa/laboratori­o in tempi brevi. Casa e bottega in via Archimede, una soffitta dove vivere e un garage dove lavorare, spazi stretti, pochi soldi, Essenze Dall’alto, tre arredi realizzati da Mauro Mori: la massiccia poltrona «La cosa», la leggerezza del letto a baldacchin­o e l’estetica della funzionali­tà in un contenitor­e modulare ma nel cortile un grande banano che mi ricordava l’Africa.

La mia storia, i miei lavori si adattavano allo stile neo etnico, allora di moda. In quel periodo sono usciti su di me servizi su tutte le riviste di interior design, piaceva il mio stile e il mio segno, ma io non avevo ancora venduto un pezzo. Il primo contatto di lavoro è stato con la Galleria Eclettica di Teresa Ginori in corso Garibaldi, in attesa di essere accettati, io e Tom Dixon. Prima cliente Tricia Guilt. Poi un giorno, arriva la telefonata di Giulio Cappellini, che vuole incontrarm­i: “Non ti conosco, mi dice, ma sei su tutti i giornali, e il tuo lavoro mi piace”. Nasce così la nostra collaboraz­ione. Da allora ho continuato a creare usando le mani, progettand­o oggetti e arredi nel mio laboratori­o; sempre con il mio stile, un neo-primitivo carico di simboli arcaici.

Gli ultimi lavori: «Alla Galleria Dialogart di Vienna il 12 febbraio c’è stata l’anteprima del progetto Leggimi, in collaboraz­ione con il designer brasiliano Luiz Martins. E a Parigi, per la Galleria Carole Decombe ho esposto un mese fa i miei ultimi lavori in marmo». Durante la settimana del design a Milano, dal 14 al 19 aprile, Mauro Mori aprirà il suo studio in via Meda 37, per esporre Origin, una nuova serie di oggetti.

Seychelles, Africa... in ogni luogo costruivo e sperimenta­vo, poi la scelta di tornare

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