«Il nostro Boccaccio è un inno ai giovani»
I Taviani: c’è ancora una peste, come nel 1300 Oggi si chiama ingiustizia, Isis e crisi economica
Tornano con un film letterario a 30 anni di distanza da «Kaos», che era ispirato alle novelle di Pirandello
Paolo e Vittorio Taviani hanno una tale voglia di buttarsi nel sole e nella luce, che senza aspettare domande si mettono a parlare del loro Maraviglioso Boccaccio (nelle sale dal 26). E lo fanno con l’innocenza e il vigore di un adolescente: «È un abbraccio alla nostra madre terra».
Il buio della peste, nella Firenze del 1348, trascolora in un inno alla vita che profuma di fiori di campo. Dieci g i ova n i , p e r sfuggire alla peste si rifugiano in collina: si danno delle regole ( niente amore in casa) raccontandosi cinque brevi storie, drammatiche, erotiche, grottesche, aspre, decisi a trovare un po’ di pace. Storie dove «l’umanità appare in tutta la sua forza, sia Il compositore Michele Dall’Ongaro (foto) è il nuovo presidentesovrintendente e direttore artistico dell’Accademia di Santa Cecilia. Il Corpo Accademico lo ha eletto ieri con 29 preferenze su 56 accademici votanti. Romano, classe 1957, Dall’Ongaro succede a Bruno Cagli che ha presieduto l’istituzione dal ‘90 al ‘99 e dal 2003 a ieri. Il compositore, dopo gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia, si è perfezionato in composizione sotto la guida di Aldo Clementi. Da interprete si è dedicato alla musica moderna e contemporanea. Ha collaborato, tra gli altri, con Giorgio Pressburger, Stefano Benni, Claudio e Daniele Abbado, Luca Ronconi e Alessandro Baricco. tragica che comica » . Sopra ogni cosa vince l’amore, e la vita che brilla al di là della sua realtà immediata.
I novellatori (impersonati da giovani talenti) sono la realtà, le storie (dove incontriamo attori affermati) sono la favola: Kim Rossi Stuart e Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini e Kasia Smutniak, fino a Jasmine Trinca che svetta conquistando applausi e complimenti. «Non avevamo mai lavorato con un cast così affollato», dicono i decani del cinema italiano.
Il film poteva andare alla Berlinale, dove nel 2012 avete trionfato con Cesare deve morire? « Non avremmo fatto in tempo. Però sinceramente le diciamo che abbiamo partecipato a tutti i festival, preso tutti i premi. Basta. Siamo contenti così. Questo film è stato fatto pensando ai giovani, ma naturalmente non vi è nulla di programmatico».
Sorrisi Da sinistra Kasia Smutniak, 35 anni, assieme ad alcuni degli altri protagonisti di «Maraviglioso Boccaccio», in uscita il 26 febbraio
C’è la storia di un amore e di una resurrezione; c’è Calandrino, che non è il grullo deriso dagli amici ma qui ha aspetti sinistri; c’è la badessa Paola Cortellesi, severa con la peccatrice Carolina Crescentini, se non fosse per quelle mutande del suo amante dimenticate sopra la testa; c’è il racconto del Falcone, dove il nobile ricco e di gentile aspetto diventerà povero per amore; c’è Ghismunda che deve onorare la memoria di un marito non amato ma rispettato, però ha una tale voglia di vivere…
«Quando partiamo da un testo letterario presto diciamo arrivederci, e andiamo per la nostra strada». A Boccaccio pensavano da quarant’anni. Si sono detti che anche oggi c’è una peste, «le onde alte dieci metri che travolgono i barconi dalla Libia, l’orrore dell’Isis, la crisi economica e l’ingiustizia sociale che causano dolore e sofferenza. L’arte aiuta i novellatori a sopravvivere. Conosciamo tanti giovani ridotti a nulla, che invece vogliono reagire, e Boccaccio ci è venuto in soccorso. Ci ha suggerito qualcosa che corrisponde alla nostra realtà, raccontiamo la furia di chi non vuole sparire. Ci suggestionavano la velocità di quei racconti, l’incisività, i dialoghi che risultano modernissimi». Degli altri Decameroni preferiscono non parlare, se non di quello di Pasolini, che diresse la cinepresa verso «una violenta rappresentazione dell’eros, di corpi e di sesso».
La Toscana, con le sue vallate e i suoi paesaggi, non è un semplice fondale, ma « una persona» che conserva un miracolo, «l’incontro possibile tra la natura, levigata dall’uomo, e la Storia».
Un’utopia che si è verificata. Quei dieci giovani nella penombra della melanconia dovranno tornare in città, a Firenze, frastornati ma vivi.
Quando partiamo da un testo letterario poi diciamo arrivederci e andiamo dritti per la nostra strada