Le sorprese nella lista di Visco In cassaforte non soltanto Btp
Bankitalia comprerà anche titoli legati a prestiti erogati ai privati
Partecipazione Bankitalia è coinvolta nel programma in base alla sua partecipazione al capitale della Bce
Il via agli acquisti dei titoli di Stato, nell’ambito del programma di quantitative easing, è scattato a Palazzo Koch ieri mattina, nello stesso momento in cui si muovevano le altre banche centrali dell’Eurosistema e la Bce. Sarà infatti la Banca d’Italia a comprare, sul mercato secondario, la gran parte dei titoli di Stato italiani che saranno assorbiti dalla Banca centrale europea da qui al settembre del 2016 o oltre. Titoli che raggiungeranno complessivamente i 150 miliardi, di cui appunto 130 saranno acquistati, a proprio rischio, dall’Istituto di via Nazionale e 20 dalla Banca centrale europea direttamente. Complessivamente il programma prevede acquisti di titoli per 60 miliardi al mese per un totale di 1.140 miliardi.
Le compere di Bankitalia— che partecipa al programma sulla base della sua quota nel capitale della Bce riparametrata per i soli azionisti dell’eurosistema (17,50%) — si allargheranno anche a ulteriori 40 miliardi di Abs, cioè di titoli cartolarizzati rappresentativi di prestiti a imprese e famiglie di migliore qualità, e di covered bond, cioè di obbligazioni bancarie garantite. In totale le misure straordinarie decise a Francoforte sulla grande spinta del presidente dell’Eurotower, Mario Draghi per contrastare il rischio di deflazione e «stimolare la crescita», comporteranno per la Banca d’Italia un piano complessivo di acquisti di 170 miliardi che equivale ad un allargamento del suo bilancio del 30%.
Lo sforzo sarà consistente come ambiziosi sono gli obiettivi: l’impatto sul Pil (Prodotto interno lordo) della grande immissione di liquidità sul mercato potrebbe superare un punto percentuale nel biennio 2015-2016, ha detto il governatore Ignazio Visco. I primi effetti positivi dell’iniziativa — per esempio il deprezzamento del cambio, la riduzione degli spread e dei tassi di interesse — si sono già realizzati a partire dall’annuncio del programma fatto da Draghi il 22 gennaio scorso ma altri, come la spinta decisiva al ritorno del credito all’economia e quindi al rilancio degli investimenti, dovrebbero arrivare gradualmente sin dalle prossime settimane.
Gli specialisti di Palazzo Koch si sono dunque mossi subito ieri mattina, ma la Banca d’Italia non dirà, al pari delle altre banche centrali, su quali titoli si è indirizzata. A fine settimana sarà la Bce a dare il quadro aggregato degli acquisti mentre le notizie su ciascun Paese verranno date solo a fine mese.
«Gli acquisti di oggi si sono concentrati sui Btp decennali e comunque sulle scadenze più lunghe» hanno comunque rivelato gli operatori di mercato. E del resto la stessa Banca d’Italia ha spiegato che indirizzerà i suoi acquisti lungo tutta la linea delle scadenze in proporzione agli importi disponibili. Il quadro attuale dei titoli in circolazione vede il 19% del totale suddiviso tra le scadenze 2-3 anni, un altro 19% nei 3-5 anni mentre raggiungono una percentuale del 18% i Btp di 6-7 anni, il 15% gli 8-10 anni e il 28% i titoli a scadenza decennale e oltre.
E il rischio? Non sarà superiore a quello che già la Banca d’Italia è abituata ad affrontare nella gestione delle sue attività sul mercato, fa sapere Palazzo Koch. E comunque difficilmente ci potranno essere rischi — spiega — se i titoli non verranno ceduti prima della scadenza e a prezzi inferiori a quelli di iscrizione in bilancio. I titoli italiani in ogni caso, per ora, rendono più dei tassi di mercato.
Peri Btp valgono ovviamente le regole —e i limiti— previsti in generale dalla Bce. Non sarà acquistato quindi più del 25% di ogni emissione e complessivamente non più del 33% del debito totale emesso da ciascun governo, per salvaguardare il funzionamento del mercato e arginare i rischi che la stessa Bce diventi il principale creditore nell’Eurozona, come al momento è il caso della Grecia.