Un messaggio che rassicura le toghe Nuove garanzie dopo l’impegno di Orlando a «fare un tagliando» alla norma
se ne facesse in qualche modo garante. Riconoscendo — almeno nella lettura «togata» delle sue parole — che le convinte perplessità denunciate dall’Associazione nazionale magistrati e dal Consiglio superiore della magistratura, non sono campate in aria.
A parte il parere fortemente critico votato dal plenum a palazzo del Marescialli, l’11 febbraio scorso Mattarella aveva ascoltato personalmente l’allarme su questo punto. Era la sua prima partecipazione a una seduta plenaria del Csm e il rappresentante di Area, il gruppo di sinistra e di maggioranza dentro il Csm, sottolineò esplicitamente i pericoli nascosti nella riforma che si stava discutendo; sostenne che i magistrati devono «essere consapevoli che eventuali errori non saranno scusati, ma anche che, senza alcuna forma di indebito condizionamento, potranno continuare a lavorare senza timore di ritorsioni, di subire conseguenze di indebite iniziative da parte di coloro che, per censo, ruoli pubblici o altri vantaggi sociali, possono influire sulle decisioni di chi istituzionalmente è chiamato al difficile compito di ripartire torti e ragioni».
Proprio sui condizionamenti ha risposto ieri Mattarella, spiegando che se un giudice fa il suo dovere attenendosi «ai valori etici ordinamentali» non avrà da temere «le conseguenze di eventuali azioni di responsabilità». Altro messaggio con il quale il capo dello Stato intende rassicurare le toghe su una legge che lui ha firmato perché eventuali motivi di incostituzionalità (denunciati dall’Anm e da qualche nome noto della magistratura, per via di una sentenza della Consulta sulla vecchia normativa) non erano così evidenti. In ogni caso, se e quando si arriverà a quel vaglio, toccherà alla corte costituzionale dire la sua.
La verifica auspicata dal capo dello Stato spetterà invece al governo, ma anche all’Anm e al Csm. E i controlli verteranno proprio sul versante del «condizionamento». Secondo il sindacato dei giudici, la conseguenza della riforma che ha eliminato il filtro preventivo sull’ammissibilità delle domande di risarcimento contro le decisioni dolosamente sbagliate di giudici e pm è pressoché inevitabile: fioriranno iniziative anche velleitarie e infondate che però — senza più il controllo preventivo — saranno sufficienti a far presentare istanza di ricusazione del magistrato Il saluto Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha salutato ieri — con il vicepresidente del Csm, il ministro della Giustizia e il presidente della Scuola superiore della magistratura — i nuovi magistrati ordinari in tirocinio coinvolto nell’azione civile. Insomma, un utilizzo strumentale della legge per liberarsi della toga temuta o sgradita.
Quello che accadrà da qui all’autunno servirà a capire se questi timori sono fondati o meno, e se davvero il lavoro dei magistrati potrà risentire della riforma al punto di limitarne l’indipendenza. C’è chi storce la bocca perché «su una materia così delicata» non ci si dovrebbe affidare a sperimentazioni, ma la volontà sovrana del Parlamento ormai è stata espressa e non ci sono alternative. Anzi, la rassicurazione di Orlando e ancor più il messaggio di Mattarella potrebbero contribuire a rasserenare almeno un po’ i rapporti tra politica e giustizia all’indomani di un passaggio carico di tensione.