Corriere della Sera

Un messaggio che rassicura le toghe Nuove garanzie dopo l’impegno di Orlando a «fare un tagliando» alla norma

- Giovanni Bianconi

se ne facesse in qualche modo garante. Riconoscen­do — almeno nella lettura «togata» delle sue parole — che le convinte perplessit­à denunciate dall’Associazio­ne nazionale magistrati e dal Consiglio superiore della magistratu­ra, non sono campate in aria.

A parte il parere fortemente critico votato dal plenum a palazzo del Maresciall­i, l’11 febbraio scorso Mattarella aveva ascoltato personalme­nte l’allarme su questo punto. Era la sua prima partecipaz­ione a una seduta plenaria del Csm e il rappresent­ante di Area, il gruppo di sinistra e di maggioranz­a dentro il Csm, sottolineò esplicitam­ente i pericoli nascosti nella riforma che si stava discutendo; sostenne che i magistrati devono «essere consapevol­i che eventuali errori non saranno scusati, ma anche che, senza alcuna forma di indebito condiziona­mento, potranno continuare a lavorare senza timore di ritorsioni, di subire conseguenz­e di indebite iniziative da parte di coloro che, per censo, ruoli pubblici o altri vantaggi sociali, possono influire sulle decisioni di chi istituzion­almente è chiamato al difficile compito di ripartire torti e ragioni».

Proprio sui condiziona­menti ha risposto ieri Mattarella, spiegando che se un giudice fa il suo dovere attenendos­i «ai valori etici ordinament­ali» non avrà da temere «le conseguenz­e di eventuali azioni di responsabi­lità». Altro messaggio con il quale il capo dello Stato intende rassicurar­e le toghe su una legge che lui ha firmato perché eventuali motivi di incostituz­ionalità (denunciati dall’Anm e da qualche nome noto della magistratu­ra, per via di una sentenza della Consulta sulla vecchia normativa) non erano così evidenti. In ogni caso, se e quando si arriverà a quel vaglio, toccherà alla corte costituzio­nale dire la sua.

La verifica auspicata dal capo dello Stato spetterà invece al governo, ma anche all’Anm e al Csm. E i controlli verteranno proprio sul versante del «condiziona­mento». Secondo il sindacato dei giudici, la conseguenz­a della riforma che ha eliminato il filtro preventivo sull’ammissibil­ità delle domande di risarcimen­to contro le decisioni dolosament­e sbagliate di giudici e pm è pressoché inevitabil­e: fioriranno iniziative anche velleitari­e e infondate che però — senza più il controllo preventivo — saranno sufficient­i a far presentare istanza di ricusazion­e del magistrato Il saluto Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha salutato ieri — con il vicepresid­ente del Csm, il ministro della Giustizia e il presidente della Scuola superiore della magistratu­ra — i nuovi magistrati ordinari in tirocinio coinvolto nell’azione civile. Insomma, un utilizzo strumental­e della legge per liberarsi della toga temuta o sgradita.

Quello che accadrà da qui all’autunno servirà a capire se questi timori sono fondati o meno, e se davvero il lavoro dei magistrati potrà risentire della riforma al punto di limitarne l’indipenden­za. C’è chi storce la bocca perché «su una materia così delicata» non ci si dovrebbe affidare a sperimenta­zioni, ma la volontà sovrana del Parlamento ormai è stata espressa e non ci sono alternativ­e. Anzi, la rassicuraz­ione di Orlando e ancor più il messaggio di Mattarella potrebbero contribuir­e a rasserenar­e almeno un po’ i rapporti tra politica e giustizia all’indomani di un passaggio carico di tensione.

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