Mattarella e la responsabilità civile «Valutarne gli effetti concreti»
Il capo dello Stato ai giudici: non fatevi condizionare dal timore di azioni legali
La contrastata legge sulla responsabilità civile dei giudici Sergio Mattarella l’ha promulgata da giorni, e senza quelle riserve ( a volte addirittura esplicitate per iscritto) che in altri casi della storia repubblicana abbiamo visto. Tuttavia, a pochi giorni dalla sua firma, sente il bisogno di avvertire che «andranno attentamente valutati gli effetti concreti» della sua applicazione. Di più: rivolgendosi ai 364 magistrati in tirocinio nominati un anno fa e ricevuti ieri al Quirinale, aggiunge: «Seguire il modello di magistrato ispirato all’attuazione dei valori etici ordinamentali vi aiuterà ad affrontare con serenità i compiti che vi aspettano e a non lasciarvi condizionare dal timore di subire le conseguenze di eventuali azioni di responsabilità».
Che cosa vorrà dire?, si è chiesto qualcuno. Magari che il presidente della Repubblica nutre dubbi o riserve sul provvedimento, considerato «punitivo» dai magistrati? E che l’ha avallato controvoglia? Non è così. Il capo dello Stato si limita a richiamare un annuncio del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, maturato su una prassi ormai normale nel modo di legiferare contemporaneo. Quella di misurare le ricadute delle normative, anche quando maturano su un piano di principi sacrosanti, con un metodo che si potrebbe definire di sperimentalismo sociale. A tale proposito, nell’ordinamento anglosassone si parla di sunset law (legge con un tramonto, dunque potenzialmente a termine), per indicare una sorta di clausola di provvisorietà. Il che potrebbe significare, se si resta al controverso tema della responsabilità civile, mettere a raffronto il numero di cause che verranno presentate (ora siamo intorno al centinaio) con la loro ammissibilità, fondatezza o pretestuosità.
Insomma: nessuna obliqua bordata al governo, nessun retropensiero malizioso. Solo un cenno al dovere di vigilanza del legislatore, inserito in una riflessione più vasta a uso delle nuove toghe (con il sigillo della sua garanzia). A loro, Mattarella raccomanda di coltivare alcune virtù. Quasi dei valori morali da connettere alla professione. Cioè «coraggio, umiltà, giusto rispetto per la dignità della persona» e, insieme, «serenità e tranquillità di giudizio», anche ora che la legge Vassalli sulla responsabilità dei giudici è stata appunto modificata. Serenità, incalza, perché la possibilità di rivalsa si riferisce soltanto «a condotte soggettivamente qualificate in termini di dolo o negligenza inescusabile».
Ecco gli antidoti indicati dal presidente per chi ha quel difficile compito. Dopo aver ricordato che la società chiede giustizia, e «in tempi rapidi», insiste sull’urgenza della «lotta alla corruzione», e qui echeggia la questione morale riproposta dagli ininterrotti smascheramenti di alleanze politico-criminali in tutt’Italia. Problema cruciale, spiega, perché « il contributo alla continua costruzione «Sunset law» o «legge con un tramonto» (e quindi potenzialmente a termine), è una espressione anglosassone che indica quelle norme per le quali si decide, fin dal varo, di sperimentare le ricadute per correggerle, se si rivelasse necessario. Una sorta di clausola di provvisorietà che scatta spesso per le normative economiche, di cui è difficile calcolare in partenza tutti gli effetti sociali. Più o meno questo ha promesso il ministro Orlando sulla responsabilità dei giudici.