Voto sulle riforme, strada in discesa per Renzi
Ddl Boschi, oggi il primo scrutinio finale per la Camera: le opposizioni si presentano divise I 5 Stelle assenti dall’Aula, FI in ordine sparso, Sel e Lega contrari. Ma restano le tensioni tra i dem
Senza troppi patemi d’animo, con l’opposizione del M5S che si è autoescluso dall’Aula e quella di Forza Italia che rischia di andare in ordine sparso nonostante l’indicazione di voto contrario data da Berlusconi, la maggioranza si appresta a dare il via libera in perfetta solitudine al secondo passaggio parlamentare della riforma costituzionale RenziBoschi.
È vero, non ci sarà più l’Aventino innescato dalla decisione di procedere a febbraio con la seduta fiume. Ma ora dall’aula di Montecitorio sarà comunque assente uno dei gruppi più consistenti, quello dei grillini: «Peccato per il M5S — commenta il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi — per loro è un’occasione persa». Però anche Forza Italia rischia di essere presente solo in parte (gli assenti, i verdiniani, non ci il federalismo — da preoccupare non poco gli strateghi d’Aula del Pd. Tant’è che si è diffuso in casa Dem il falso allarme della maggioranza assoluta dei componenti della Camera (316 voti) che invece è richiesta solo alla seconda votazione. Eppure il bottino di voti che oggi otterrà la riforma Renzi-Boschi fornirà un dato politico non di poco conto.
Anche perché la cosiddetta Area riformista del Pd , 80/90 In Aula Il ministro Maria Elena Boschi, 34 anni, a Montecitorio: oggi è previsto il voto sul ddl sulle riforme costituzionali
( deputati della minoranza guidata da Bersani, si conferma l’ago della bilancia per la maggioranza. «Se Forza Italia, Lega e Cinquestelle non votano le riforme noi diventiamo determinanti», ha detto il deputato bersaniano Andrea Giorgis che in Aula ha lanciato una sfida, a nome di tutta Area riformista, al segretario Renzi: «Noi votiamo la riforma costituzionale per senso di responsabilità ma quando si tratterà di rimettere mano all’Italicum non siamo disposti a subire lo stesso trattamento. Non ci si venga a dire, ora che l’accordo con Forza Italia è saltato, che non ci sono le condizioni per approvare una legge elettorale come la desidera il Partito democratico».
Ecco, il voto di oggi è solo l’antipasto di quello che succederà a questo punto a giugnoluglio quando, pronostica il sottosegretario alle Riforme
I vendoliani Scotto: dopo l’incontro con Mattarella abbiamo deciso di tornare in Aula
Luciano Pizzetti, la legge elettorale verrà esaminata alla Camera e la riforma costituzionale al Senato. L’esigenza del governo, ribadita molte volte dal ministro Boschi, è quella di chiudere con l’Italicum senza ulteriori passaggi nel campo minato del Senato ma l’avvertimento di Area riformista e le precedenti dichiarazioni di Pier Luigi Bersani fanno intravvedere un percorso assai accidentato per l’esecutivo. Sopratutto sui 100 capilista bloccati che Renzi ha sempre attribuito alla dote da portare a Berlusconi, quando c’era il patto del Nazareno.
Nel dibattito costituzionale, poi, ora si fanno avanti anche i monarchici che hanno scritto al capo dello Stato con una richiesta quantomeno anacronistica: «Aboliamo l’articolo 139, la norma antidemocratica che vieta di sottoporre a revisione la forma repubblicana » , ha chiesto Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione monarchica italiana.