Ambiente, l’intesa che manca nel Pd toscano
Dopo polemiche velenosissime anche dentro al Pd, oggi doveva essere la giornata di svolta per il piano del paesaggio toscano con il voto in Consiglio regionale. E invece la nuova riscrittura — con il lodo del governatore Enrico Rossi che ha cercato un faticoso compromesso tra le posizioni pro-ambiente e chi chiede più sviluppo economico — si è arenata in commissione. Una lotta tra impostazioni diverse, fatta di emendamenti e scontri più o meno espliciti. Il candidato governatore Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia la descrive così: «Nel Pd è un cortocircuito tra ambientalisti anti sviluppo e partito del mattone».
(Marco Gasperetti)
La vicenda
Le modalità di elezione di Sergio Mattarella determinano la rottura del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. Forza Italia accusa il premier di aver violato gli accordi e il partito decide di non appoggiare più, a differenza di quanto aveva fatto in precedenza, il percorso delle riforme costituzionali
Domenica, durante un’iniziativa elettorale in Puglia, Berlusconi annuncia il no degli azzurri al voto finale alla Camera sul ddl Boschi
Una parte di Forza Italia non è convinta della linea dura: sono i deputati che fanno riferimento a Denis Verdini, l’uomo che in questi mesi ha tenuto per Forza Italia il collegamento con Palazzo Chigi su tutta la materia delle riforme
Il numero dei parlamentari di FI disponibili al dialogo con il governo oscilla, alla Camera sarebbero almeno 15
Il capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta ha riunito tutti i parlamentari di FI per chiedere di votare no al ddl in maniera compatta. Ma i deputati vicini a Verdini hanno rimarcato il loro dissenso disertando l’incontro
Il deputato di Forza Italia Ignazio Abrignani, uno dei massimi esperti di legge elettorale e di meccanismi di voto, ha lavorato freneticamente tutto il pomeriggio con l’iPhone per convincere i compagni di partito che, stavolta, seguire il cambio di rotta imposto dal presidente Berlusconi sulle riforme «può condurre il partito in un vicolo cieco». Ieri sera, infatti, Abrignani e tutta l’ala verdiniana del partito — quella che è disposta a concedere molto al Pd pur di resuscitare il patto del Nazareno — ha disertato la riunione del gruppo di FI al termine della quale Renato Brunetta e i lealisti hanno indicato la linea: «Saremo in aula e voteremo contro la riforma costituzionale del Senato».
La disciplina di gruppo, però, sarà difficile da imporre. Spiega Abrignani: «Io non sono andato alla riunione del gruppo perché avevo un importante appuntamento dal notaio. In ogni caso, mi sembra che tutto fosse già deciso. La riunione si è risolta in un pro forma....».
Ignazio Abrignani, 56 anni, è in Parlamento dal 2008, prima nel Pdl e poi in Forza Italia
Attualmente ricopre la carica di responsabile elettorale del partito ed è vicino alle posizioni dell’ex coordinatore Denis Verdini
Dunque, cosa faranno i verdiani di stretta osservanza e gli altri dissidenti? «Domani mattina (oggi, ndr) ci rivedremo e decideremo come comportarci. Potremmo non entrare in aula, potremmo astenerci o addirittura votare a favore della riforma». E quanti potrebbero essere i deputati azzurri disposti a non seguire le indicazioni di voto fornite dal gruppo? «Io dico che potremmo essere anche una quindicina su 69».
Seduto su un divanetto del Transatlantico, Abrignani — mentre Daniela Santanché presidia l’area fumatori e tenta di convincere Jole Santelli e Annagrazia Calabria — spiega centellinando le parole cosa non va nella decisione di votare contro il ddl Renzi-Boschi che cancella il bicameralismo paritario: «Ma come? Per mesi e mesi abbiamo lavorato insieme al Pd. Abbiamo fatto le notti in commissione Affari Costituzionali dove abbiamo lavorato gomito a gomito per produrre un testo condiviso. E ora, invece, quel lavoro viene cancellato e ci si dice di votare contro il prodotto che noi stessi abbiamo contribuito a creare».
La conta dentro il gruppo di Forza Italia ci sarà stamattina intorno a mezzogiorno, ora in cui è previsto il voto finale su questo secondo passaggio parlamentare della riforma costituzionale Renzi-Boschi: «Chissà, forse molti di noi decideranno di non entrare in aula... » , azzarda Abrignani. E infatti, scegliendo questa opzione dell’astensione dal voto e non nel voto, i dissidenti verdiniani (ai quali si unirebbero i trattativisti vicini a Paolo Romani a Maria Stella Gelmini) conterebbero anche sulle assenze fisiologiche che il martedì mattina non mancano nel gruppo di Forza italia. In questo modo, ritardatari, assenti cronici, giustificati di vario genere verrebbero arruolati, loro malgrado, nella corrente che dice no a un ordine impartito direttamente da Berlusconi.