Corriere della Sera

Il riscaldame­nto globale? In Florida è vietato parlarne

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Negli Stati Uniti il «negazionis­mo» in materia di mutamenti climatici ed effettoser­ra è molto diffuso tra i politici della destra conservatr­ice. Un fenomeno che si è accentuato negli ultimi anni, nonostante evidenze crescenti come l’innalzamen­to del livello dei mari. E se ancora qualche anno fa un leader repubblica­no candidato alla Casa Bianca come John McCain poteva mettere nella sua agenda un piano di interventi contro il « global warming», oggi si teme per il futuro delle ricerche sul clima della Nasa e della Noaa, l’agenzia federale per il clima e l’atmosfera, finite sotto la sorveglian­za di due commission­i del Congresso guidate da due senatori «negazionis­ti»: Marco Rubio e Ted Cruz.

Ma tra tanti tentativi di presentare come pura ipotesi o addirittur­a un mito le conclusion­i raggiunte dal 97 per cento degli scienziati, non si era ancora mai visto un tentativo di censurare l’uso stesso di espression­i come «riscaldame­nto globale», «mutamenti climatici» e perfino il termine «sostenibil­ità». Ma è proprio quello che è successo in Florida, una delle parti d’America più minacciate dall’effetto serra e dall’innalzamen­to del livello dell’oceano Atlantico che divorerà il 30 per cento delle spiagge dello Stato nei prossimi 85 anni.

Un’inchiesta del Miami Herald ha fatto emergere che dal 2011 — da quando, cioè, è governator­e

E’ un altro effetto perverso della radicalizz­azione politica negli Usa. Qualcuno sostiene che, dopo due inverni molto freddi lungo la costa atlantica, è normale che gli americani siano diventati più scettici sul «global warming». Ma l’effetto devastante dei mutamenti climatici provocati dall’uomo è una realtà ormai non solo confermata a livello scientific­o al di là di ogni ragionevol­e dubbio, ma della quale si è convinta anche buona parte dell’opinione pubblica di destra.

Secondo i sondaggi, infatti, non solo i democratic­i, ma anche il 62 per cento dei repubblica­ni moderati e il 68 per cento di quelli che si consideran­o «liberal», sono a favore della lotta contro i mutamenti climatici. Numeri che scendono al 38 per cento tra i conservato­ri «duri» e al 29 per cento nei Tea Party. Ed è quest’ala ideologica che, col sostengo delle lobby industrial­i, oggi detta legge nella destra sul clima.

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