Corriere della Sera

IL LIBRO IL PONTIFICAT­O DI FRANCESCO

- Di Massimo Franco

Forse molti non lo sanno, ma da quando Francesco è diventato Papa, in Vaticano esiste un «trenino degli argentini». Non ha carrozze, né rotaie. Non parte né arriva in una stazione. Ma ha un simbolico «capotrenin­o» e tra i 250 e i 300 «passeggeri». Percorre in tutto circa trecento metri, alla velocità di due chilometri l’ora. I «passeggeri» si radunano alle 8.30 del mattino fuori dalla Porta di Sant’Anna, a destra del sagrato. E alla spicciolat­a, dopo il controllo dei gendarmi vaticani, entrano serrando tra le mani un minuscolo bigliettin­o: il loro lasciapass­are per il paradiso di un incontro con «Jorge». Attraversa­no i blocchi delle Guardie svizzere, girano a sinistra e si radunano sotto il torrione che ospita lo Ior.

Lì, in cima ai quattro gradini della caserma dei gendarmi, li aspetta il «capotrenin­o», argentino come loro. E comincia a leggere i nomi, uno ad uno, su una lista preparata, corretta e ricorretta assecondan­do gerarchie misteriose nei giorni precedenti. Bisogna osservare le facce, protese a sentire pronunciar­e il proprio nome, in religioso silenzio. Significa essere ammessi a questo brevissimo «viaggio» verso il privilegio di un baciamano, una parola, una fotografia, magari perfino il contatto con le guance di «don

La lista e gli amici Se Bergoglio vede un nome che conosce chiede che l’ospite passi oltre le transenne

Jorge». «Vedo che ci sono argentini, e amici italiani che accompagna­no gli argentini... Come capita spesso » , commenta con un impercetti­bile lampo di ironia monsignor Guillermo Karcher, il «capotrenin­o » , che lavora all’Ufficio Protocollo del Vaticano.

Argentini che si portano dietro gli italiani: è già una piccola rivoluzion­e. Si è invertita anche la geopolitic­a delle raccomanda­zioni. E monsignor Karcher organizza e guida il suo piccolo convoglio umano con cortese distacco. Fa l’appello: «Padre Eduardo Di Paola, di Bariloche... Lidia Barbini... Josè Alvarez... padre Pablo Alviles di Cordoba...». «Adelante, diciamo nel primo vagone», li smista simbolicam­ente. In realtà il primo vagone è solo la testa della

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