Corriere della Sera

Milionari esentasse, invalidi in fuoriserie Le truffe (impunite) dei colletti bianchi

In «Pescecani» Giordano racconta la nuova criminalit­à degli avventurie­ri in giacca e cravatta

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campione del mondo. La Jaguar E-Type di Diabolik comprata dal batterista dei Pink Floyd. La Ferrari 275 Gtb, un pezzo quasi unico nella storia dei motori, che da sola vale 2,5 milioni di euro. E poi altre Ferrari di tutte le epoche e di tutte le specie, Porsche, Lamborghin­i, Land Rover, Mercedes, Bentley e un’Alfa Romeo Formula Indy...».

E poi Daniele Santucci, il presidente dell’Aipa, una società che incassava i tributi per conto di 800 Comuni italiani (uno ogni dieci), arrestato con l’accusa d’aver fatto sparire sette milioni di euro per costruirsi sui colli sopra Varese un ranch stile texano. E i fratelli Aldo, Giorgio e Ruggiero Magnoni che, «secondo quanto scrive la Procura, riescono a spogliare gli enti previdenzi­ali: 52 milioni bracciale in metallo o cuoio. Watch Edition è quello per sceicchi, in oro a 18 carati.

Che cosa fa il Watch? Molte cose che fanno i rivali. Ad esempio ricevere e rispondere a telefonate, sms, messaggi e email senza prendere l’iPhone, a cui va collegato. Permette di inviare disegnini e battito cardiaco di euro sottratti alla cassa di previdenza dei ragionieri, 15 milioni sottratti all’ente di previdenza dei medici, 7,6 milioni sottratti all’ente di previdenza dei giornalist­i...». E il vicentino Andrea Ghiotto che secondo la Finanza in questi anni di crisi ha «guadagnato 9,5 milioni di euro» sfornando «fatture false per tutti coloro che non volevano pagare l’Iva» e denunciava al Fisco «177 euro l’anno» e quando gli chiesero in tivù se non si vergognass­e fece spallucce: «Dov’è il problema? No go copà nisun ». Non ho mica ammazzato nessuno...

E poi ancora Angiola Armellini, «La donna immobile» dei salotti romani che «abita in una casa meraviglio­sa proprio dietro Castel Sant’Angelo» e, distratta com’è, si era «dimenticat­a ad altri Watch. Serve per corsa e fitness. Infine ci sono le app, il valore aggiunto del mondo Apple. Social network, news, meteo o Borsa ma anche app che i concorrent­i non hanno. Come Apple Pay per pagare in negozio avvicinand­o l’orologio alla cassa. Fino alla possibilit­à di aprire la porta degli alberghi » di pagar le tasse su 1.243 palazzi, negozi, appartamen­ti, immobili vari. E il signor A.C., un calabrese trapiantat­o a Forlì che figurava aver come unico introito una pensione di invalidità di 286 euro ma negli ultimi anni ha cambiato diciannove auto di lusso (dalla Mercedes alla Bentley) e ha comprato una casa di mille metri quadrati da due milioni e 349 mila euro, arredata tra l’altro con 50 mila euro di tappeti persiani. E il pescivendo­lo di Civitella in Romagna: 900 euro al mese di redditi, una Mercedes M1 e una Ferrari 360 Modena in garage. Per non dire dell’ottantenne romano padrone di 47 immobili «che affittava tutti in nero agli studenti della Capitale».

Non mancano nomi finiti in prima pagina. Dall’ex docente direttore del Tg4 e di TGcom24, è l’autore di (Mondadori, 18 euro), in libreria da oggi Alberto Micalizzi (il «Madoff della Bocconi» che trattava contratti per decine di milioni ma aveva una società con la sede in una roulotte nel Nevada) a Piergiorgi­o Baita, il grande corruttore poi diventato il grande accusatore dello scandalo Mose, che quando fu arrestato «risultava titolare di 250 conti correnti e aveva 35 poltrone in 35 diverse società» anche se nei momenti d’oro «di poltrone era arrivato ad averne addirittur­a 88». Da Annamaria Caccavo, che vinceva una dietro l’altra le gare per i restauri di Pompei, a Giovanni Berneschi che secondo i giudici «in Svizzera teneva almeno 35 milioni, di cui 21 sottratti truffando la Carige, che dirigeva da anni» e tanta ingordigia pareva troppa perfino al figlio Alberto: «Se avesse rubato solo

La truffa Quaranta giorni di carcere a chi avrebbe intascato 7,4 milioni per i terremotat­i di Haiti

due milioni di euro nessuno diceva nulla».

Ne esce, tra principi di sangue blu decisi a non pagare le tasse e truffatori di pellet, direttori di banca fuggiti col bottino e finti produttori di finto Montalcino Doc (220 mila bottiglie false spacciate in tutto il mondo) un quadro terrifican­te. Che conferma, attraverso decine di episodi e di inchieste, la sostanzial­e impunità di certi pirati più o meno borderline.

La stessa umiliante verità emersa giorni fa dai numeri dell’Università di Losanna secondo cui le nostre carceri ospitano un decimo dei «colletti bianchi» detenuti in Europa per reati fiscali, economici, finanziari. Anzi, un 35° rispetto alla Germania. Scommettia­mo? Se la nostra giustizia fosse meno bonaria coi protagonis­ti di certe vicende, in questi anni di crisi ce la saremmo cavata meglio.

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