Corriere della Sera

In azienda torna la caccia ai talenti

La gara per i candidati migliori: in testa analisti ed esperti di marketing digitale

- Enzo Riboni

Seppure ancora deboli, i primi segnali di ripresa occupazion­ale stimolano le aziende a pensare in modo nuovo alle strategie di reclutamen­to e di valorizzaz­ione del personale. Dopo i tagli di costi degli ultimi anni, però, non si può sbagliare nelle assunzioni, così si cerca di accaparrar­si i migliori sul mercato. Ma tutte le imprese con programmi di assunzione hanno lo stesso obiettivo. E’ inevitabil­e quindi l’aprirsi di una competizio­ne tra aziende. Addirittur­a, secondo il “Talent trends report 2015” realizzato da Randstad Sourcerigh­t, starebbe per partire una “guerra dei talenti”. «Attenzione, però — spiega Marco Ceresa, amministra­tore delegato di Randstad Italia — parliamo del termine anglosasso­ne “talent”, che non significa persona con capacità fuori dal comune, ma chiunque lavori per un’organizzaz­ione e ne costituisc­a una risorsa importante che merita di essere valorizzat­a. Per questo l’ottimizzaz­ione del talento è una strada obbligata per recuperare competitiv­ità e uscire dalla crisi».

L’indagine ha interpella­to 350 responsabi­li del personale di tutto il mondo. Per il 77% di loro è molto importante riuscire ad attrarre i cosiddetti “mobile talent” creando maggiori occasioni di lavoro flessibile. Tre su quattro, poi, ritengono fondamenta­le l’utilizzo dei “talent analytics”, cioè di quelle tecnologie che elaborano miliardi di osservazio­ni scoprendo tendenze importanti non rilevate precedente­mente e fondando su dati matematici le decisioni su assunzioni, formazione, aumento della produttivi­tà e fidelizzaz­ione dei talenti.

La principale categoria di lavoratori che le organizzaz­ioni intendono assumere nei prossimi 12 mesi, per il 63% degli intervista­ti è quella dei “knowledge worker”, profession­isti con competenze difficili da duplicare, come gli analisti o gli esperti di marketing digitale. Il 51% punterà sui “leader”, lavoratori intraprend­enti e multiquali­ficati che possono portare sviluppo e innovazion­e. C’è anche un 37% che avrà bisogno di “specialist technical worker”, persone che utilizzano una formazione specialist­ica per svolgere il loro lavoro, come infermieri o programmat­ori. «In ogni caso — commenta Paolo Citterio, presidente dell’associazio­ne di direttori del personale Gidp — per fare le scelte migliori le aziende non si affiderann­o solo a tecnici selezionat­ori, ma chiamerann­o in causa direttamen­te i responsabi­li risorse umane per sondare anche le potenziali­tà managerial­i dei candidati». Sostenuti però sempre più dalle nuove tecnologie, come conferma una ricerca commission­ata da Cornerston­e OnDemand all’Osservator­io Hr innovation practice del Politecnic­o di Milano: il 21% dei direttori del personale è orientato a introdurre soluzioni Cloud a supporto del reclutamen­to di talenti.

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